Lo Zohar è "Il Libro dello Splendore", la massima opera della mistica ebraica. Lo splendore muove il viaggio del fotografo Francesco Maria Colombo lungo i luoghi più significativi della cultura ebraica in Italia. Cinquantacinque siti, dalle sinagoghe ai cimiteri e ai memoriali, che si trovano nel nostro Paese, visitati, osservati e vissuti come “un’interrogazione intima”, come se la fotocamera volesse captare atmosfere, presenze, silenzi, echi.
«Ho cominciato a entrare nelle sinagoghe, nei cimiteri, nei luoghi simbolici della cultura ebraica italiana, nei loro silenzi e nelle loro atmosfere trascendenti e nelle tracce talora tragiche che li stipano, e a cercare di capire cosa trovavo attraverso il mezzo fotografico - racconta l'eclettico Colombo, che spazia dalla fotografia alla musica - come direttore d'orchestra e critico - e alla scrittura e la tv -, consapevole di essere un profano e un ignorante, ma sperimentando su me stesso quel che dice Parsifal entrando nella comunità di Montsalvat: "Cammino appena, ma mi sento già lontano"».
Da febbraio, in libreria, ecco Zohar. Viaggio fotografico nei luoghi della cultura ebraica in Italia (Skira, pagine 168, euro 45) di Francesco Maria Colombo.
Se fotografare è “scrivere con la luce”, Colombo sa come farlo per infondere vita a un’immagine, sia quando esplora l’interno di una sinagoga sia quando s’inoltra nei cimiteri ebraici: a Torino, per esempio, dove i riflessi della luce disegnano i contorni delle sommità delle lapidi. Dentro al buio delle sinagoghe, Colombo cattura i tagli di luce che irrompono, spesso dall’alto attraverso i grandi finestroni, o i chiarori diffusi da lampadari e candelabri, o ancora dalle porte che s’aprono su una stanza segreta, squarciando la penombra.
L’itinerario si apre e si chiude con i due memoriali della Risiera di San Sabba a Trieste e del Binario 21 alla Stazione Centrale di Milano, una struttura industriale e una stazione ferroviaria, dove si sono tenuti eccidi di massa e da cui centinaia di persone sono state avviate alla morte, trasformati da interventi architettonici moderni in luoghi di vita, di cultura, di studio e formazione, di incontro e confronto. Perché la memoria resista. E la luce non si perda più.