Madre con un bimbo in ospedale a Sanaa: le condizioni della sanità in Yemen sono disastrose - Reuters
I ribelli filoiraniani Houthi dello Yemen hanno dichiarato di essere pronti a impegnarsi in colloqui di pace con la coalizione a guida saudita a condizione che siano tenuti in un Paese neutrale. Lo riferiscono oggi media panarabi, che ricordano come nei giorni scorsi il governo saudita aveva invece proposto, tramite il Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) di organizzare trattative tra i miliziani siiti Houthi e le forze lealiste yemenite, filo-saudite, proprio nella capitale Riad. E non a caso proprio ieri il premier britannico Boris johnson si è offerto come mediatore, a poche ore dalla liberazione da parte dell'Irandi due prigionieri anglo-iranini detenuti da sei anni a Teheran.
«Non è logico né giusto che l'ospite dei colloqui sia anche lo sponsor della guerra e dell'assedio», si legge in una nota dei vertici Huthi citata oggi dalla tv panaraba al Jazira, finanziata dal Qatar. I precedenti sforzi di mediazione non sono riusciti a porre fine alla guerra in Yemen, in corso dal 2014 e che ha creato quella che le Nazioni Unite descrivono come la peggiore crisi umanitaria del mondo.
Ciò avviene in una crescente spirale di tensione regionale, salita anche a causa dell'inasprirsi della cosiddetta guerra di droni combattuta tra gli Houthi e il suo sponsor regionale l'Iran contro obiettivi energetici degli Emirati Arabi Uniti e contro obiettivi militari e civili sauditi. Nei giorni scorsi l'Onu ha riferito di aver ricevuto un miliardo e trecento milioni di dollari in impegni di aiuti umanitari da parte di donatori stranieri. Una cifra che, secondo i rappresentanti Onu, è ben al di sotto delle aspettative, fissate attorno ai 4 miliardi di dollari. E dopo più di sette anni di guerra e di conseguente declino economico, 17,4 milioni di persone in Yemen hanno ancora bisogno oggi di assistenza alimentare e una parte crescente della popolazione sta lottando contro livelli elevati di emergenza fame. L'allarme arriva da Azione contro la fame, che avverte anche dell'impatto della guerra in Ucraina: primo, fa appello affinché non faccia calare l'attenzione sul conflitto nello Yemen, secondo, sostiene che quella crisi peggiorerà ulteriormente la situazione in quanto lo Yemen dipende quasi interamente dalle importazioni di cibo: il 30% del grano proviene, infatti, dall'Ucraina. Il forte aumento dei prezzi del prodotto incrementerà, automaticamente, il costo del cibo e ne ridurrà l'accesso per la popolazione più vulnerabile.
L'organizzazione ricorda che in Yemen l'insicurezza alimentare acuta e la malnutrizione stanno peggiorando. Oltre alla quota dei 17,4 milioni di yemeniti che non hanno regolare accesso al cibo stimate a gennaio, le proiezioni indicano che questo numero crescerà fino a 19 milioni entro giugno. La maggiore preoccupazione riguarda le 31mila persone che attualmente affrontano livelli di fame estrema. Non solo: si prevede che circa 2,2 milioni di bambini sotto i cinque anni, compresi 538.000 gravemente malnutriti, soffriranno quest'anno di malnutrizione acuta.