martedì 24 marzo 2020
Il Paese è già nella morsa delle fame e di malattie come il colera, con una struttura sanitaria a pezzi. Aiuti e volontari faticano ad arrivare per il blocco dei voli dovuto alla pandemia
Per la gente dello Yemen, dove la guerra infuria da anni, l'arrivo del coronavirus è un'altra catastrofe annunciata

Per la gente dello Yemen, dove la guerra infuria da anni, l'arrivo del coronavirus è un'altra catastrofe annunciata - Oxfam / Mohammed Al-Mekhlafi

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A cinque anni dall’inizio della guerra non sembra esserci fine alla sofferenza dello Yemen, con l’inasprimento dei combattimenti nelle ultime settimane, l’arrivo della stagione delle piogge, la chiusura dei confini dovuta alla pandemia da Covid19. Un civile ogni tre ore e mezzo ha perso la vita negli scontri, da quando la coalizione saudita è intervenuta nel conflitto al fianco del governo internazionalmente riconosciuto contro i gruppi Huthi.

Molti di più sono morti per fame e malattie. In un contesto, dove solo lo scorso 13 marzo è stato attaccato l’ospedale l-Thawra, che serve centinaia di migliaia di yemeniti a Taizz City. Mentre negli ultimi 5 anni si sono verificati, secondo i dati dell’OMS e dei suoi partner, oltre 142 attacchi su ospedali e strutture sanitarie.

Ed ora ecco anche il coronavirus. In un paese così duramente colpito, cresce oggi l’allarme per la diffusione del Covid19 al punto che l’Oms ha da poco attivato un numero verde per informare la popolazione yemenita sull’emergenza, predisponendosi a mandare aiuti immediati. In un contesto umanitario non dissimile da quello siriano, dove si è registrato il primo caso ufficiale di Covid19.

“Se in Italia il Corona virus sta provocando la più grave emergenza sanitaria ed economica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, non riusciamo davvero ad immaginare le conseguenze del contagio in un Paese distrutto e poverissimo come lo Yemen – avverte Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Qui solo il 50% delle strutture sanitarie sono in funzione, gli ospedali continuano ad essere bombardati, l’80% della popolazione non ha quasi nulla, si contano milioni di sfollati e si sono già registrati oltre 2,3 milioni di casi di colera. Se la nuova pandemia da Covid 19 colpisse il Paese gli effetti sarebbero devastanti e si potrebbe verificare una crescita esponenziale di casi, che andrebbero a sommarsi a quelli di colera che già riguardano milioni di persone.. Per questo Oxfam, già al lavoro per la prevenzione del colera in gran parte del Paese, seguendo le indicazioni dell’OMS e del Ministero della Salute yemenita, ha deciso di formare i volontari e il personale sanitario locale sulle norme da trasmettere alla popolazione per prevenire il contagio da Covid-19”.

Il diffondersi del corona virus a livello globale pone nuove, drammatiche sfide allo Yemen. In questo momento i collegamenti aerei sono sospesi, limitando fortemente gli ingressi e la possibilità di circolazione degli operatori umanitari al lavoro per soccorrere la popolazione. Con metà delle strutture sanitarie distrutte o inservibili, anche quelle in funzione necessitano di medicine, macchinari e personale; e 17 milioni - metà della popolazione - non ha accesso all’acqua pulita.

L’imminente stagione delle piogge potrebbe inoltre causare un nuovo picco di casi di colera in un paese che nel 2017 e nel 2019 ha registrato una diffusione di casi sospetti nell’arco di un anno mai vista prima. La proiezione di Oxfam è che potrebbero esserci poco più di 1 milione di casi nel 2020. Se ne contano già oltre 56 mila dall’inizio dell’anno.

Un quadro sanitario indicibile dovuto a 5 anni di guerra che ha già causato 12.366 vittime civili, tra il 26 marzo 2015 e il 7 marzo di quest’anno e oltre 100 mila vittime totali. Dopo un leggero calo delle ostilità a fine 2019, a gennaio si è registrato un nuovo inasprimento degli scontri nei governatorati di Sana’a, Marib e Aljawf che – secondo le stime delle Nazioni Unite - ha costretto 35 mila uomini, donne e bambini a fuggire dalle loro case per trovare salvezza. Migliaia di famiglie che vanno ad aggiungersi ai 4 milioni di sfollati interni che sopravvivono in alloggi di fortuna o nei villaggi, dove la popolazione locale ha offerto loro un riparo.

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