Sono 72 i morti della strage compiuta ieri dai cecchini appostati sui tetti contro i manifestanti dell'opposizione a Sanaa, capitale dello Yemen, e più di 400 i feriti. Lo afferma, all'
Ansa, il
presidente della Comunità araba in Italia (Comai), Foad Aodi. A Sanaa è «emergenza sanitaria», dichiara Aodi, che è anche presidente dell'Associazione medici stranieri in Italia (Amsi). «Gli ospedali non bastano ad accogliere i feriti» che «sono stati portati anche nelle moschee» perché «non c'è più posto neppure nelle tende». «I medici che sono in contatto con noi dallo Yemen ci stanno chiedendo aiuto», riferisce Aodi, che chiede anche «un intervento della comunità internazionale» perché «non accada ciò che sta accadendo in Libia». In Yemen, conclude «c'è il rischio concreto di una guerra civile». Il presidente Ali Abdullah Saleh ha dichiarato lo stato d'emergenza in tutto il Paese. Le proteste di ieri sono state le più grandi finora e anche la risposta delle forze governative è stata la più violenta dall'inizio della rivolta un mese fa. Secondo alcuni testimoni a sparare sulla folla sarebbero stati cecchini che indossavano uniformi dell'esercito yemenita e agenti di sicurezza in borghese. Sempre ieri in Yemen si è dimesso il ministro del Turismo, Nabil al-Faqih, che si è anche dimesso dal partito per protestare contro le uccisioni di civili.
SIRIA. Cinque persone sono morte e almeno 44 sono rimaste ferite a seguito dell'intervento delle forze di sicurezza, che hanno provato a placare le centinaia di manifestanti scese in strada a Daraa per chiedere più libertà. Manifestazioni sono state inoltre organizzate nelle città di Homs, Banyas, e nella capitale Damasco.
BAHRAIN. L'esercito ha demolito il monumento della perla di Manama, alto 90 metri e diventato simbolo della sommossa sciita contro la monarchia sunnita. Il monumento è stato per lungo tempo un ricordo della storia del Paese ma di recente è stato associato alle proteste che hanno preso piede in Bahrain. Le forze di sicurezza hanno invaso il campo di protesta mercoledì, uccidendo almeno 5 persone, compresi 2 poliziotti. I disordini in Bahrain, in cui sono morte almeno 12 persone, hanno risvegliato tensione settarie nella regione. L'Arabia Saudita e altri Paesi sunniti del Golfo hanno inviato truppe nel piccolo regno, mentre l'Iran si è schierato dalla parte dei manifestanti sciiti e ha richiamato il suo ambasciatore a Manama.
IRAQ. Migliaia di persone hanno manifestato nelle città a maggioranza sciita in tutto il Paese per condannare gli attacchi, definiti "settari", delle forze di sicurezza del Bahrain contro i dimostranti sciiti. L'invio di truppe nel regno da parte dei Paesi sunniti del Golfo potrebbe peggiorare le relazioni tra l'Iraq e l'Arabia Saudita, che considera il governo iracheno a maggioranza sciita una pedina dell'Iran.
IRAN. L'ayatollah Ahmad Jannati, iraniano, ha esortato la maggioranza sciita del Bahrain ad andare avanti con le proteste fino alla morte o alla vittoria, contro la monarchia sunnita del piccolo regno. Dopo il momento di preghiera migliaia di iraniani hanno marciato e cantato contro i governanti del Bahrain e dell'Arabia Saudita. Non ci sono legami diretti tra gli sciiti in Bahrain e Iran, ma il piccolo regno conta molto nella regione. I leader del Golfo sono preoccupati che eventuali conquiste degli sciiti in Bahrain potrebbero rafforzare l'Iran nei confronti del rivale Arabi Saudita. Teheran ha protestato quando Riyad ha inviato le truppe in Bahrain insieme ad altri Paesi del Golfo.