La politica estera italiana è «disegnata in modo da non negare nulla alla Russia». Il commento, da parte dell’allora ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, è contenuto in uno delle centinaia di cablogrammi trasmessi negli anni scorsi da membri del dipartimento di Stato statunitense, ora resi di pubblico dominio dal sito Wikileaks. Secondo la nuova ondata di rivelazioni, non solo «la ricerca di forniture stabili di energia dalla Russia forza frequentemente l’Italia a compromessi sul fronte politico e della sicurezza», ma «contatti sia nel partito d’opposizione Pd che in quello dello stesso Berlusconi, ritengono che il premier e i suoi associati si avvantaggino personalmente e profumatamente dai molti accordi energetici tra Italia e Russia». Accuse che – sebbene alleggerite dalle dichiarazioni del Dipartimento di Stato Usa, secondo cui il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, sia «un anarchico» e non un giornalista – premono pesantemente sul nostro Paese. La connessione con la Russia è citata anche in un cablogramma del 2006 proveniente dal console americano ad Amburgo in cui si fa riferimento a una «possibile pista italiana» con riferimento al traffico di materiale radioattivo legato all’uccisione di Alexandr Litvinenko – assassinio che secondo gli Usa fu probabilmente «approvato» da Putin. Il nostro Paese è però maggiormente sotto osservazione dall’ambasciata Usa della capitale. Attenzione viene data anche al dispaccio dell’ottobre 2009 che conferma la «passione» di Berlusconi per le feste «sfrenate» – che gli avrebbero persino indebolito la salute. I due esponenti dello stesso schieramento del premier, che nell’ottobre del 2009 avrebbero parlato con preoccupazione con l’ambasciata americana sullo stato di salute del presidente del Consiglio, sarebbero – secondo il file di Wikileaks diffuso dal quotidiano britannico Guardian – il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il presidente della Commissione Difesa del Senato Giampiero Cantoni. In particolare, secondo quanto si legge nel documento, sarebbe stato Letta a riferire all’ambasciatore che Berlusconi «è fisicamente e politicamente debole» e «senza energie». Mentre il passaggio sulla «preoccupazione» per lo stato di salute di Berlusconi e sui test medici «disastrosi» del Cavaliere è attribuito a Cantoni. Ma si evidenziano sono i sospetti, avanzati agli Usa dall’ambasciatore georgiano a Roma, che Putin «avesse promesso al primo ministro italiano una percentuale dei guadagni derivanti da ogni oleodotto sviluppato da Gazprom in collaborazione con Eni». Visti gli accordi, nel 2005, tra le due società precedentemente concorrenti, già si è chiesto a Berlusconi di «renderne conto agli italiani», ma la faccenda non è che agli inizi. Oltre a interessi commerciali – che tra il 1998 e il 2007 avrebbero fatto crescere del 230% le esportazioni italiane in Russia, e una «complessa» relazione, basata su «solidarietà ideologica», ci sarebbe stata però tra i due leader anche una personale affinità. Il presidente del Consiglio avrebbe ammirato «lo stile macho, deciso e autoritario» di Putin, mentre quest’ultimo sembrava «aver speso molta energia per conquistare la fiducia di Berlusconi». Come risultato, l’ex presidente russo avrebbe avuto più incontri con il cavaliere che qualunque altro leader mondiale e, mentre si punterebbe il dito sul deputato del Pdl, Valentino Valentini, quale «l’uomo chiave» a Mosca varie volte al mese per seguire gli affari di Berlusconi, a rimanere al di fuori delle decisioni di politica nazionale verso la Russia sarebbe stato il ministro degli Esteri italiano. Fu infatti lo stesso Franco Frattini a spiegare all’allora vicepresidente americano Dick Cheney di essere solo «il portavoce» delle decisioni di Berlusconi in materia. A irritare maggiormente gli Stati Uniti, però, sarebbe stato «il desiderio di Berlusconi di essere visto quale un importante giocatore europeo in questioni di politica estera».Un altro capitolo riguarda poi la “successione”: «Tremonti, Fini e l’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu stanno ponendo le fondamenta per la lotta alla successione nel post-Berlusconi». Non sono ipotesi politiche di questi giorni, si tratta di un cablogrammna di oltre un anno fa, del 27 ottobre 2009, inviato dall’ambasciata degli Usa a Roma a Washington. Sarebbero racconti fatti sempre da Cantoni all’attuale ambasciatore David Thorne. Un passaggio anche sull’opposizione: dice Thorne, l’1 gennaio 2010, che il giudizio che Berlusconi dà su Pierluigi Bersani è di una persona «onesta» e con un intelletto «di alto livello». Infine sono stati tresi noti file di Wikileaks anche sulla corruzione in Afghanistan. Secondo gli Usa, Hamid Karzai è «corrotto, stravagante, così come indeciso, paranoico e grato ai criminali che lo aiutano a mantenere il potere».