martedì 4 novembre 2014
​In carcere per avere tentato di vedere una partita di volley maschile, la 25enne rifiuta il cibo: la mia detenzione è illegale.
LA SCHEDA  Reyhaneh e le altre vittime del regime
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Ghoncheh non si rassegna: anche se la sua sorte giudiziaria non è ancora del tutto segnata, la giovane britannico-iraniana condannata ad un anno di prigione in Iran per aver cercato di assistere ad una partita di pallavolo maschile è entrata in sciopero della fame e della sete. La drammatica protesta dietro le sbarre è stata annunciata alla Bbc dalla madre di Ghoncheh Ghavami, che rifiuta il cibo per uscire dal kafkiano "limbo" in cui è persa: sabato il suo avvocato aveva reso nota la condanna di primo grado per "propaganda" anti-regime, ma la magistratura non ha confermato la sentenza dato che la Corte centrale rivoluzionaria ha rinviato il caso all'ufficio del procuratore. Da sabato, in ogni modo, la giovane attivista "non mangia alcun cibo solido nè beve alcun liquido", ha sottolineato il fratello, Iman, in dichiarazioni all'Afp. Ghoncheh, 25 anni, aveva già condotto uno sciopero della fame il mese scorso per protestare contro la lunga detenzione cautelare in isolamento che l'ha vista languire per 126 giorni nel famigerato carcere di Evin, alla periferia nord-occidentale di Teheran. La ragazza era stata arrestata in giugno qualche giorno dopo aver cercato, assieme ad un gruppo di altre ragazze, di assistere a Teheran una partita valevole per la World League di volley fra Iran e Italia. La repubblica islamica da due anni ha esteso alla pallavolo una proibizione da tempo imposta al calcio impedendo alle donne di assistere alle partite assieme agli uomini: la motivazione ufficiale del divieto è che si vuole evitare di esporre le donne sugli spalti alle oscenità verbali cui talora si abbandonano i tifosi. Oltre che per il rispetto dei diritti femminili, il caso ha anche rilievo internazionale: Londra si è detta preoccupata per la condanna inflitta in Iran che non riconosce la doppia cittadinanza in possesso della giovane, la quale peraltro è laureata in legge alla University of London. La vicenda era stata evocata dal primo ministro britannico David Cameron in un incontro bilaterale avuto a settembre con il presidente iraniano Hassan Rohani a New York. Cameron aveva sottolineato che il caso avrebbe potuto nuocere all'immagine dell'Iran in Gran Bretagna proprio mentre i due Paesi stanno riallacciando i rapporti, tagliati nel 2011 con l'assalto all'ambasciata britannica a Teheran. Amnesty International ha da parte sua definito "mostruosa" la vicenda. Ghoncheh appare d'altronde vittima di un braccio di ferro politico-ideologico in corso più o meno sotterraneamente a Teheran. Al momento sembrano prevalere le forze conservatrici che stanno ottenendo un rinvio del rispetto di una promessa, fatta dall'islamico-moderato Rohani, di consentire la presenza femminile sugli spalti dei grandi eventi sportivi. Dall'inizio della rivoluzione khomeinista, nel 1979, fra i tanti divieti imposti alle donne iraniane vi é quello di andare allo stadio per le partite di calcio. Un divieto esteso poi alla pallavolo maschile, sport molto seguito nel Paese visto il livello di eccellenza assoluta raggiunto dalla nazionale iraniana.
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