È di sette morti, 61 feriti e 135 arresto il bilancio di una notte di protesta in Venezuela, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali che hanno decretato la vittoria del “delfino” di Chavez, Nicolas Maduro. Lunedì ci sono state manifestazioni di piazza sia dei sostenitori di Nicolas Maduro, sia di Enrique Capriles, leader dell'opposizione che ha chiesto il riconteggio dei voti e non ha riconosciuto la vittoria dell'avversario.«Abbiamo aperto un'inchiesta penale» sulle violenze della notte scorsa, ha detto Luisa Ortega Diaz, responsabile della Procura generale venezuelana, aggiungendo che le 135 persone potrebbero essere accusate per «associazione per delinquere. Ho controllato le immagini che mi sono arrivate, e ho notato lo stesso formato del golpe del 2002», ha proseguito Ortega Diaz.Il ministro degli Esteri venezuelano, Elias Jaua, ha accusato oggi il leader dell'opposizione Henrique Capriles di istigare le violenze scoppiate dalla notte scorsa e liquidato le proteste degli oppositori come «tipiche del fascismo», mentre il potere imputa in queste ore agli anti-chavisti la presunta uccisione di quattro persone in varie parti del Paese. «Da ieri l'opposizione venezuelana ha cessato di essere una opposizione democratica», ha ribadito Jaua additando Capriles: «Lo consideriamo responsabile di atti di violenza che possano avvenire oggi» durante le proteste convocate davanti alle sedi del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne). Il capo della diplomazia venezuelana ha inoltre mostrato un video di 7 minuti con immagini di presunti attacchi subiti nella notte da sedi del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv, il partito del potere), del Cne e di alcuni Centri di Diagnosi Integrale (Cdi), ambulatori medici nei quali lavorano i medici cubani inviati nel Paese dal regime amico di Raul Castro.Capriles, però, non intende cedere alle provocazioni e ha invitato i suoi concittadini a manifestare «in pace» davanti alle sedi del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne) per esigere che si proceda a un nuovo conteggio dei voti delle elezioni di domenica scorsa. «Che nessuno ceda davanti alle provocazioni, la nostra lotta è ferma ma pacifica. A noi interessa che regni la pace. All'illegittimo no», ha scritto Capriles sul suo account Twitter, in riferimento al presidente eletto Nicolas Maduro, di cui non ha riconosciuto l'elezione. Il “delfino” di Chavez ha però replicato che non permetterà la manifestazione.