giovedì 21 agosto 2014
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Gli Stati Uniti avevano tentato di liberare James Foley e altri ostaggi che si trovavano con il reporter ucciso dallo Stato islamico. A scriverlo è il Washington Post, che dà notizia così del primo intervento di terra americano in Siria, dove decine di soldati scoprirono il covo in cui gli ostaggi erano tenuti. Questi ultimi, però, "non erano presenti in quel luogo", ha reso noto il Pentagono con una dichiarazione che non cita esplicitamente Foley ma conferma il tentato blitz. L'operazione, ha aggiunto il Pentagono, "fu autorizzata all'inizio di questa estate" e vide anche il ferimento di un soldato a stelle e strisce nel corso di un violentissimo combattimento con elementi dello Stato islamico, che oltre a Foley ha in mano anche Steven Sotloff, un altro reporter che compare nel raccapricciante video della decapitazione di Foley. Obama, ha spiegato Lisa Monaco, assistente del presidente Usa per il controterrorismo e la sicurezza nazionale, "autorizzò l'operazione quando fu accertato che gli ostaggi, passati nelle mani dello Stato islamico, erano in pericolo. Il governo ha ritenuto che vi fossero sufficienti elementi di intelligence e che, qualora se ne presentasse l'opportunità, bisognava coglierla per recuperarli".
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