sabato 6 dicembre 2014
Dopo i casi di Ferguson e New York, c'è attesa per la decisione di un terzo Gran Giurì, chiamato a esprimersi su un poliziotto che uccise un nero disarmato.
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La comunità afroamericana è tornata a urlare la propria rabbia contro la polizia, accusata di avere sparato contro uomini neri disarmati. Per la terza giornata consecutiva le strade di diverse città statunitensi sono tornate a essere scenario di manifestazioni e proteste dopo che due Gran Giurì avevano escluso l'incriminazione di altrettanti agenti bianchi ritenuti dalla comunità nera responsabili di due omicidi.Saranno nuovamente i giurati di un Gran Giurì, intanto, a decidere sull'eventuale rinvio a giudizio contro il poliziotto che il 21 novembre scorso ucciso un 28enne nero disarmato in un palazzo di Brooklyn. L'agente, Peter Liang, scaricò l'intero caricatore contro Arkai Gurley mentre effettuava con un collega una perlustrazione per le scale del palazzo dove viveva la fidanzata del giovane. L'agente ha sostenuto che si trattò di un incidente.Per l'America si tratta, nel giro di nemmeno un mese, dell'ennesimo caso a rischio di scatenare proteste da parte della comunità afroamericana, come è avvenuto per il proscioglimento dell'agente Darren Wilson, bianco che il 9 agosto uccise il 18enne nero disarmato Michael Brown a Ferguson in Missouri e ancora più recentemente per gli agenti di New York che hanno soffocato un altro afroamericano disarmato, Eric Garner.Diverse centinaia di persone hanno manifestato a New York in una gelida e piovosa serata ripetendo a voce alta le ultime parole pronunciate da Garner prima di morire: "Non posso respirare". Cortei e sit-in si sono tenuti alla Columbia University, alla Grand Central Station e sulla Fifth Avenue, nelle stesse ore in cui si scendeva in piazza a Chicago, Boston, New Orleans e Washington. E per la prima volta i cortei hanno avuto luogo a Miami, dove i manifestanti hanno bloccato il traffico.
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