martedì 2 novembre 2010
Gli americani al voto per il rinnovo della Camera e di oltre un terzo del Senato: tutti i sondaggi danno avanti i repubblicani, ma molto dipenderà dalle percentuali di affluenza ai seggi. Il presidente già ieri era impegnato a mettere a punto una strategia per contenere l’avanzata dei conservatori.
- In ballo 37 Stati, incubo disfatta per la Casa Bianca
COMMENTA E CONDIVIDI
Il voto odierno di metà mandato negli Usa potrebbe essere una sconfitta di proporzioni storiche per i democratici del presidente Barack Obama. Nonostante i repubblicani si mantenessero cauti nel cantare vittoria prima del tempo, ieri non c’era sondaggio che non indicasse percentuali di votanti conservatori «senza precedenti», come precisava la Gallupp, o «al di là delle previsioni», come diceva la Cbs. Gli stessi sondaggisti democratici ieri ammettevano di essersi preparati a una batosta come il partito dell’asinello non vede dal 1938, quando gli elettori votarono conservatore in segno di protesta per le leggi sul New Deal di Franklin Roosevelt. Ieri Ipsos e Reuters mostravano che il 51 per cento degli elettori voterà per i repubblicani mentre il 44 per cento voterà per i democratici. La Gallup dava addirittura le percentuali 55 a 40, ma solo in caso di una scarsa affluenza alle urne, inferiore alla metà degli aventi diritto.Molto dipenderà infatti dalla percentuale dei votanti. I repubblicani sono tradizionalmente molto più disciplinati dei liberal nel recarsi alle urne e tendono a votare comunque. Un’alta affluenza significa dunque che più democratici sono usciti di casa per esprimere la loro opinione e si traduce di solito in guadagni per il partito dell’asinello.Ma se il numero dei votanti si mantiene nella media per un’elezione politica di metà mandato, i repubblicani potrebbero conquistare fino a 70 seggi alla Camera, ribaltandone la maggioranza e mandando un forte segnale alla Casa Bianca che, da domani in poi, non potrà fare passare molte leggi fra le maglie del Congresso. Nessuno pensa che i repubblicani saranno invece in grado di conquistare il Senato, dove sono in ballo per la rielezione solo 37 seggi su 100.Per avere un senso delle proporzioni, nelle elezioni del 1994 in quella che fu definita la «rivoluzione repubblicana» guidata da Newt Gingrich il Gop (Grand old party) conquistò 52 seggi alla Camera. Anche per questo Barack Obama ha tenuto un profilo basso, passando la giornata di ieri a Washington senza interventi pubblici, salvo un breve invito dell’ultimo minuto agli americani ad «andare a votare e a portare con sé tre amici». Quindi ha riservato la serata ad alcune telefonate ai volontari democratici impegnati in Florida, Hawaii, New Hampshire, New Mexico e Ohio proprio a portare più gente possibile alle urne.Il clima alla Casa Bianca sembrava già di «giorno dopo la debacle», con il presidente e i suoi collaboratori impegnati a calcolare i danni e a mettere a punto una strategia per contenere l’avanzata repubblicana. Non a caso il presidente del partito democratico, Tim Kaine, ieri ha assicurato che Obama è «pronto a fare alcuni aggiustamenti e correzioni» nelle prossime settimane. Gli analisti elettorali facevano però notare che in periodo di alta disoccupazione e di generale malcontento gli elettori puniscono sempre il partito al potere. L’ondata repubblicana potrebbe quindi essere provvisoria e recedere se l’Amministrazione democratica nei prossimi due anni dimostrerà di aver fatto i passi giusti per avviare la ripresa economica del Paese.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: