Quasi 600mila posti di lavoro persi in gennaio, 3.600.000 da quando la recessione è iniziata. I dati sulla disoccupazione americana sono ancora peggiori del previsto. «Devastanti», nelle parole di Barack Obama. Ma almeno permettono al presidente statunitense di tornare a premere sul Senato perché approvi al più presto il piano anticrisi da circa 900 miliardi di dollari. «C’è bisogno di un’azione immediata perché la situazione non potrebbe essere più seria», ha detto infatti Obama ieri dopo aver appreso le cifre diffuse dal dipartimento al lavoro. L’emorragia di altri 598.000 posti di lavoro ha fatto dello scorso mese il peggiore dal dicembre 1974 e ha portato il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti al 7,6%, un record, il massimo da sedici anni. «Questi numeri e la sofferenza reale che rappresentano per i lavoratori americani – ha spiegato Christina Romer, capo dei consiglieri economici di Obama – rafforza la necessità, di cui eravamo consapevoli, di una coraggiosa azione di bilancio. Se non riusciremo ad agire rapidamente perderemo milioni di altri posti e il tasso di disoccupazione potrebbe schizzare a due cifre». Con questi dati in mente ieri i senatori repubblicani e democratici hanno lavorato fino a tarda sera alla ricerca di un compromesso al Senato sul pacchetto di rilancio dell’economia appoggiato da Obama. Si ipotizza ora un taglio di circa novanta miliardi allo stanziamento di 900 miliardi previsto dalla legge. Obama vorrebbe firmare il provvedimento entro il 16 febbraio. Secondo il
New York Times le sforbiciate andrebbero in direzione di 40 miliardi in meno agli aiuti agli Stati federali, quattordici miliardi sottratti all’istruzione e agli investimenti per l’efficienza energetica e 1,5 mi- liardi tolti ai progetti di diffusione di Internet a banda larga. Il capogruppo della maggioranza democratica al Senato Harry Reid si è detto «cautamente ottimista» che si possa arrivare già a un voto durante il fine settimana o lunedì al più tardi. Se il Senato americano approverà il piano, questa seconda versione della legge dovrà quindi passare all’esame di una commissione congiunta Camera-Senato che dovrà armonizzare le differenti versioni del pacchetto approvate dai due rami del Congresso prima del voto finale e della firma del presidente Obama. Intanto ieri il presidente ha presentato ufficialmente una nuova squadra di consiglieri economici incaricata di aiutarlo a condurre il Paese alla ripresa. Si tratta del Recovery Advisory Board, un’organismo inedito, creato da Obama con la firma di un decreto presidenziale. Il gruppo sarà capeggiato da Paul Volcker, l’ex presidente della Federal Reserve, (Fed) la Banca centrale americana. Ne faranno parte il presidente del gruppo Ubs Robert Wolf, quello di Caterpillar, Jim Owens e Laura D’Andrea Tyson, già consulente economica della Casa Bianca di Bill Clinton. Della squadra fa anche parte l’ex segretario al Tesoro Lawrence Summers. La squadra avrà il compito di fornire nuove idee all’Amministrazione e di aiutarla a trovare soluzioni contro la crisi economica. Per questo fra i 15 esperti esterni la maggior parte è attiva nel mondo dell’impresa privata. Vi figurano infatti anche Penny Pritzker, ex capo del gruppo che ha raccolto i finanziamenti per Obama durante la sua campagna elettorale, Charles Phillips, presidente della Oracle. Del team fanno parte anche Jeffrey Immelt, numero uno del colosso General Electric e Martin Feldstein, professore di economia all’università di Harvard. Barack Obama con il capo del suo team per la ripresa economica, Paul Volcker (Epa)