Nei Paesi sviluppati oltre 76 milioni
di bambini vivono in povertà, 2,6 milioni in più rispetto al
2008. In Italia, un bambino su tre vive in povertà, con un
aumento di oltre 600 mila bambini poveri: è il quadro che emerge
dal nuovo rapporto Unicef "Innocenti report card 12 - Figli
della recessione", che riguarda dati e analisi di 41 Paesi
dell'Ocse e dell'Ue.
"Dal 2008 al 2012 - afferma il presidente di Unicef Italia,
Giacomo Guerra - l'Italia registra una riduzione del reddito dei
nuclei familiari, perdendo 8 anni di potenziali progressi
economici. Il 16% dei bambini italiani è in condizioni di grave
deprivazione materiale".
Dal rapporto l'Italia si colloca al 33esimo posto sui 41
Paesi Ocse e Ue analizzati, per quanto riguarda la povertà
infantile: tra il 2008 e il 2012 il tasso è aumentato di sei
punti, attestandosi al 30,4%. L'Italia, inoltre, con il 22,2% ha
il tasso più alto d'Europa di ragazzi che non studiano, non
lavorano e non seguono corsi di formazione, i cosiddetti Neet,
mentre la disoccupazione giovanile (15-24 anni) è al 40%. Per
quanto riguarda la percezione del cambiamento della propria vita
per i singoli individui, l'Italia è nella metà superiore della
classifica (24.mo posto).
Tra i punti principali analizzati nel rapporto a livello
globale emerge che dal 2008, in 23 Paesi dei 41 esaminati, la
povertà infantile è aumentata: in Irlanda, Croazia, Lettonia,
Grecia e Islanda si è incrementata di oltre il 50%. Nello
specifico Grecia, Lettonia e Spagna registrano una povertà
infantile al di sopra del 36%, mentre negli Stati Uniti si
attesta al 32%. Nel paese ellenico nel 2012 il reddito mediano
dei nuclei familiari con bambini è ritornato ai livelli del
1998. Al contrario, in 18 paesi la povertà infantile è
diminuita, talvolta in modo marcato: Australia, Cile, Finlandia,
Norvegia, Polonia, Repubblica Slovacca sono sotto il 30%.
"Molti paesi ricchi hanno fatto 'un grande passo indietrò
in termini di reddito e le conseguenze avranno ripercussioni a
lungo termine per i bambini e le loro comunità" denuncia Jeffrey
ÒMalley, direttore Unicef divisione statistiche, ricerche e
analisi. "Tutti i paesi hanno bisogno di forti reti di sicurezza
sociale per la protezione dei bambini sia durante congiunture
negative sia positive - continua ÒMalley - i Paesi ricchi
dovrebbero fare da esempio impegnandosi esplicitamente per
eliminare la povertà infantile, sviluppando politiche per
controbilanciare la regressione e facendo del benessere
infantile la prima priorità".