venerdì 29 luglio 2016
Il giovane tentò di entrare in Siria e venne segnalato dalla Turchia all'intelligence francese. Trovati audio choc.
«Uno dei killer poteva essere intercettato»
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Un odio premeditato e oscenamente esposto, ancora prima di compierlo, come fosse un ambito trofeo da conquistare. L’audio, inviato via Telegram da Adel Kermiche, uno dei due assassini di Saint-Etienne-du-Rouvray, è agghiacciante: «Prendi un coltello, vai in una chiesa e fai una carneficina. Tagli due o tre teste, poi è finita», afferma Adel Kermiche. Una vera chat dell’orrore, rivelata dal settimanale L’Express, in cui il 19enne che come foto di profilo ha una foto del califfo del Daesh Abu Bakr al-Baghdadi invita i suoi contatti ad imitarlo. Un “diario propagandistico” del jihadismo on-line, la cui autenticità è stata confermata da fonti giudiziarie: riferimenti al predicatore incontrato in carcere, decisivo per la radicalizzazione di Kermiche, particolari sui tentativi falliti di arrivare in Siria, il progetto dettagliato di un attentato contro una chiesa e, poco prima di entrare in azione, l’appello a diffondere in diretta le immagini. Messaggi destinati a una rete di circa 200 “amici”, evidentemente passata inosservata dagli inquirenti.Intanto emergono altre falle, ancora più inquietanti, nel sistema di sicurezza riguardo al secondo assalitore di padre Jacques Hamel, identificato martedì sera in Abdel Malik Petitjean. Origini familiari algerine, esattamente come il suo complice e coetaneo Adel Ker- miche, Petitjean è stato identificato formalmente solo ieri. Era sconosciuto alla magistratura, il che ha ritardato il riconoscimento: le sue impronte digitali e il Dna non erano in alcun file e il suo volto era stato sfigurato dai proiettili della polizia. Trovata la sua carta di identità nella casa di Kermiche, la sua identificazione è avvenuta grazie alla comparazione del suo Dna con quello della madre. Nato a Saint-Dié-des-Vosges, nei Vosgi, e domiciliato a Aix-les-Bains (Savoia) era schedato con la lettera “S” – che indica le persone a rischio di radicalizzazione – dal 29 giugno poiché anche lui cercò come il suo complice di arruolarsi in Siria nelle terre del Califfato. Una procedura che al suo rientro avrebbe dovuto permettere di far scattare immediatamente l’allarme e consentire, dunque, di fermarlo in tempo. La realtà, purtroppo, è ben diversa. Petitjean era già rientrato tranquillamente in Francia l’11 giugno, prima ancora, dunque, che venisse inserito nella black list della radicalizzazione. Gli 007 francesi pensavano che fosse ancora in Turchia o in Siria, mentre invece si preparava a colpire nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray insieme ad Adel Kermiche. Incredulità e sgomento è la reazione ad Aixles-  Bains, distante 700 chilometri da Saint-Etienne. «Conosco il mio bambino, è gentile, non può essere il diavolo», ha dichiarato Yamina Petitjean madre di Abdel Malik. Djamel Tazghat, responsabile della moschea del quartiere di Aix-les-Bains dove Petitjean viveva in una casa popolare, ha detto di aver riconosciuto il giovane in un video pubblicato dal Daesh in cui i due assalitori giurano fedeltà al Califfato: «Non ho mai avuto problemi con lui in moschea. Nessuna strana osservazione, sorrideva sempre, è incredibile», ha detto. La madre ha riferito che lunedì si era allontanato da casa per andare a trovare un cugino a Nancy, nel nordest della Francia. Il suo ultimo Sms è arrivato martedì mattina, prima dell’attacco: «Non ti preoccupare, va tutto bene». Mercoledì pomeriggio alla madre gli ha inviato un messaggio: «Malik, sono mamma, non so dove sei, ho cattive notizie, chiamami. È venuta la polizia, dicono idiozie». Tre persone del suo entourage familiare sono state fermate. Intanto un francese di 20 anni, partito per la Turchia insieme a Abdel Malik Petitjean, è stato fermato dalla polizia: era schedato con la lettera “S”. Ieri, dopo la Messa di mercoledì a Nôtre-Dame-de-Paris con Hollande e le alte cariche dello Stato, padre Jacques è stato ricordato da circa 3.500 persone in una veglia allo stadio di Saint-Etienne-de Rouvay. Martedì i funerali nella cattedrale a Rouen. Infine, anche l’Iran ha condannato il «barbaro sgozzamento» di padre Jacques Hamel, sottolineando che bisognerebbe perseguire anche chi protegge i jihadisti.
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