venerdì 28 febbraio 2014
​L’aspetto più sconfortante della crisi ucraina è che tutto si svol­ge al contrario. Soprattutto da un punto di vista: oggi tutti parlano alla Russia (Nato, Usa, Unione Europea…) mentre ieri, quando sarebbe stato utile farlo, nessuno apriva bocca.
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L’aspetto più sconfortante della crisi ucraina è che tutto si svol­ge al contrario. Soprattutto da un punto di vista: oggi tutti parlano alla Russia (Nato, Usa, Unione Europea…) mentre ieri, quando sarebbe stato utile farlo, nessuno apriva bocca. Anzi, era considerata ininfluente la più banale del­le verità: se un Paese confina con un al­tro per 1.560 chilometri e da quello di­pende per l’energia e per circa un quar­to delle attività commerciali, è meglio che il primo non snobbi il secondo. So­prattutto se uno è l’Ucraina e l’altro la Russia, legate da una ragnatela di rap­porti etnici, storici e culturali anche più fitti e intricati di quelli economici.Adesso l’orso russo ha mosso una zam­pa e le cancellerie fibrillano, dopo aver dato una straordinaria prova di dilettan­tismo politico e di cinismo. Del primo abbiamo detto. Il cinismo si rivela in que­ste ore. Gli Usa hanno fomentato la piaz­za, senza badare alle conseguenze: il co­mizio pubblico di John McCain con il lea­der degli ultrà di destra del partito Svo­boda ha certificato che il vero interesse della Casa Bianca non era liberare gli u­craini ma colpire il Cremlino. Ora che l’Ucraina avrebbe bisogno di assistenza e appoggio in solido, dov’è finito Oba­ma? Col cerino acceso in mano sono ri­masti i pasticcioni dell’Unione Europea, gli stessi che avevano traccheggiato per dodici anni con il Trattato di associazio­ne per poi gridare allo scandalo di fron­te al gran rifiuto di Janukovich. Ora l’U­craina ha «le casse vuote», come ha det­to il premier ad interim Iatsenjuk, e si a­spetta che qualcuno degli amici di “Mai­dan” tappi la falla. La Ue non ha né i sol­di né l’energia per farlo, ma chi avrà il co­raggio di dirlo agli ucraini? Chi dirà loro che, in fondo, l’unica offerta su piazza e­ra proprio quella russa dei 15 miliardi di euro pronta cassa più 30% di sconto su gas e petrolio?La Russia non ha certo fatto di meglio, anzi. Anche solo aver pensato che gli u­craini potessero sopportare in eterno un regime inefficiente e corrotto come quel­lo della famiglia Janukovich dimostra che cinismo e scarso senso della realtà ab­bondano anche al Cremlino. Ora, però, a dispetto dei passati errori di Vladimir Putin, l’inerzia della crisi scivola a favo­re di Mosca. Come può la piazza di Kiev, che ha rovesciato un regime e rivoltato un Parlamento con le proteste e le mo-­lotov, dire che non si può occupare il Par­lamento di Sinferopoli, capitale della Cri­mea? Come può un premier provvisorio, votato all’unanimità da un Parlamento che prima ha dovuto chiedere l’appro­vazione della piazza ma che intanto ha deciso l’eliminazione dello studio del russo, garantire alcunché alla minoran­za russofona, pari a un quarto della po­polazione?Facciamo un’ipotesi: la Crimea, che fi­no a sessant’anni fa era territorio russo e fu regalata all’Ucraina dall’ucraino Khruscev, decide di tornare a essere Russia. L’esercito ucraino sarebbe pron­to a trattenerla con la forza? E se la Rus­sia appoggiasse i separatisti contro il governo di Kiev, la Nato che farebbe? Interverrebbe?È questo il grande pasticcio in cui siamo andati a infilarci, nella solita pretesa che storia, economia, geografia e cultura contino meno di qualche slogan.
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