Un bambino americano su 30 non ha avuto, almeno per un periodo, una casa in cui vivere nel 2013. È questo il dato choc che emerge dal rapporto "America's Youngest Outcast", i giovani reietti d'America, pubblicato oggi dal National Center on Family Homelessness, che registra un numero record di bambini, quasi 2,5 milioni, che hanno vissuto, insieme alle famiglie, da homeless nel 2013.
Il numero - che lo studio ha ottenuto combinando i dati sui bambini homeless nelle scuole pubbliche fornite dal dipartimento per l'Istruzione e quelli dell'ultimo censimento - rappresenta un triste record per gli Stati Uniti, con un più 8% a livello nazionale e un aumento registrato in 31 stati. La situazione è particolarmente grave negli stati del Sud, con Alabama e Mississippi in cima alla classifica, ma anche in uno stato ricco come la California, con uno dei mercati immobiliari più cari del paese, dove sono 527mila i bambini homeless.Il rapporto dal mette tra le principali cause di questo aumento il "perdurare dell'impatto della Great Recession", come viene chiamata la crisi economica provocata da quella finanziaria del 2008, con il picco del tasso di povertà e l'assenza di possibilità di avere case a prezzi contenuti. Ma hanno anche un peso le disparità razziali, insieme alle conseguenze delle violenze domestiche, con madri rimaste single con l'intera responsabilità economica dei figli."Il fenomeno dei bambini senza casa ha raggiunto proporzioni da epidemia in America - ha detto Carmela DeCandia, direttore del Centro, nel presentare il rapporto - vivono in rifugi per senza tetto, cantine dei vicini, automobili, accampamenti o ancora peggio, i bambini senza tetto sono i più invisibili e più abbandonati della nostra società". "I bambini senza casa sono malnutriti e si ammalano più spesso - si legge nelle sintesi del rapporto pubblicata sul sito del centro di ricerca - si chiedono costantemente se avranno un tetto sulla testa di notte e quello che succederà alle loro famiglie. Molti bambini senza casa hanno problemi a scuola, fanno molte assenze, devono ripetere l'anno o addirittura abbandonano gli studi". E, conclude la ricerca, un'alta percentuale di questi bambini - il 25% in età non scolare, il 40% per i più grandi - presentano problemi psicologici che necessita una valutazione clinica e che "possono interferire con la capacità di apprendimento, l'autoregolamentazione emotiva, le capacità cognitive e di relazioni sociali".