mercoledì 20 agosto 2014
​Nuovo episodio dopo Michael Brown. Un agente ha sparato al giovane, 23 anni, che aveva rubato un pacco di muffin. Si inasprisce la protesta.
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La tensione rimane alta, a Ferguson, in Missouri. A far salire la protesta hanno contribuito i risultati della seconda autopsia del giovane afroamericano Michael Brown, la diffusione di un video girato dopo la sua uccisione da parte di un poliziotto e un episodio avvenuto a St. Louis (città di cui Ferguson è un sobborgo), dove, ieri, un agente ha ucciso un altro giovane nero. La nuova vittima è un 23enne che, armato di coltello, aveva rubato un pacco di muffin in un negozio. I poliziotti, chiamati dal proprietario, gli avrebbero intimato di lasciare l’arma. Il ragazzo avrebbe rifiutato e si sarebbe avvicinato: gli agenti avrebbero fatto fuoco, uccidendolo. Il video che ha riacceso gli animi è stato girato dalla 19enne Piaget Crenshaw dalla finestra della propria abitazione, quel fatidico 9 agosto, mostra il ragazzo a terra, senza vita, e due poliziotti, uno dei quali Darren Wilson, l’agente bianco che avrebbe sparato almeno sei colpi. Secondo il racconto della ragazza, rimasta «choccata» da quanto ha visto, l’agente avrebbe cercato di trascinare Brown nella volante e, quando il ragazzo si è svincolato, gli ha sparato dal finestrino. Lo avrebbe dapprima mancato, ma successivamente lo ha crivellato di colpi nonostante il giovane si fosse fermato e avesse le mani alzate. Una testimonianza emersa solo ora, visto «il timore» della giovane, ma che, insieme a quelle di altri residenti della cittadina Usa e ai risultati delle autopsie – l’ultima delle quali ha confermato la raffica di proiettili contro il giovane disarmato – dovrebbe essere presentata già oggi al Gran Giurì che deciderà sulla formalizzazione delle accuse contro il poliziotto. Una questione altamente controversa, ma che, secondo la madre della vittima, sarebbe l’unico modo per calmare gli scontri che si susseguono da dieci giorni. «La giustizia porterà pace» a Ferguson, ha infatti sostenuto Lesley McSpadden, che ieri ha ricevuto una commovente lettera dalla madre di Trayvon Martin, il 17enne afroamericano ucciso nel 2012 da un vigilantes. «Sosterrò voi e i vostri sforzi nella ricerca della giustizia per Michael e per i tanti Michael e Trayvon del nostro Paese », ha promesso la donna sottolineando che le famiglie delle vittime della violenza della polizia «non possono più essere ignorate». L’Amministrazione Usa ha aperto un’indagine e oggi il ministro della Giustizia, Eric Holder, andrà a Ferguson. Qui, nonostante l’arrivo della Guardia Repubblicana che ha permesso la revoca del coprifuoco, la violenza non si è fermata, spingendo la polizia a intervenire in tenuta antisommossa e con gas lacrimogeni. Il bilancio è di due feriti e 31 arresti, tra cui Scott Olson, fotografo dell’agenzia Getty e undicesimo reporter arrestato mentre documentava le proteste, rilasciato però poche ore dopo.  «Non ci sono scuse per negare alle persone di protestare pacificamente», ha commentato il presidente Usa, Barack Obama, pur sottolineando che: «Le violenze e i saccheggi di questi giorni indeboliscono la giustizia».
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