martedì 31 marzo 2009
Il capo della Croce Rossa nelle Filippine, Richard Gordon, ha chiesto prove che siano vivi e sani i tre volontari delle Croce Rossa, fra cui l'italiano Eugenio Vagni, che i ribelli di Abu Sayyaf che li hanno rapiti 76 giorni fa, minacciano di uccidere.
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Il capo della Croce Rossa nelle Filippine, Richard Gordon, ha chiesto prove che siano vivi e sani i tre volontari delle Croce Rossa, fra cui l'italiano Eugenio Vagni, che i ribelli di Abu Sayyaf che li hanno rapiti 76 giorni fa, minacciano di uccidere. I ribelli chiedono il ritiro delle truppe filippine dall'isola di Jolo e alla scadenza del loro ultimatum, avvenuta ieri, hanno minacciato di decapitare uno dei tre ostaggi. "Voglio parlare con i tre (ostaggi), si tratta di creare fiducia", ha detto Gordon, aggiungendo di aver ricevuto nelle ultime ore due sms dagli ostaggi che chiedevano perchè le truppe filippine non fossero ancora state ritirate, come chiesto dai rapitori.Oltre all'italiano Vagni, nelle mani di Abu Sayyaf dallo scorso 15 gennaio ci sono anche la filippina Mary Jean Lacaba e lo svizzero Andreas Notter. La giornata di ieri. Ieri il governatore della provincia di Sulu, Abdusakur Tan, aveva detto che: "sappiamo che nessuno dei rapiti è stato decapitato" ha dichiarato ad una televisione locale il governatore della  provincia di Sulu, Abdusakur Tan, a quasi cinque ore dalla scadenza dell'ultimatum fissato dai rapitori.Sull'isola di Jolo la tensione è altissima dopo che è scaduto anche il nuovo ultimatum dei terroristi di Abu Sayyaf. L'esercito ha imposto lo stato d'emergenza e il coprifuoco sull'isola e ha lanciato un appello ai rapitori perchè liberino gli ostaggi, ma intanto si prepara a un possibile intervento militare. "Non abbiamo informazioni su cosa sia accaduto agli ostaggi", ha affermato il governatore dell'isola, Abdusakur Tan, "appare inutile comunicare ancora con i sequestratori". I sindaci di tre villaggi, Indanan, Parang e Maimbung, sono stati avvertiti di preparare alloggi di fortuna per i possibili sfollati in caso di combattimenti con Abu Sayyaf. Resta comunque uno spiraglio per la trattativa: tre deputati locali hanno avviato una mediazione in extremis con iterroristi.Inizialmente i rapitori avevano fissato un ultimatum per le 14 di oggi (le 8 in Italia), poi slittato di tre ore, con la minaccia di decapitare un ostaggio se l'esercito non avesse completato il ritiro da gran parte dell'isola di Jolo. Un accorato appello in extremis è arrivato da uno dei tre ostaggi, la filippina Jean Mary Lacaba, rapita il 15 gennaio insieme a Vagni e allo svizzero Andreas Notter. "Per favore ritirate le truppe - ha chiesto - abbiamo la speranza che uno di noi possa essere liberato, ma sono passati otto giorni da quando è stato fissato l'ultimatum e finora non è accaduto nulla. Possiamo ancora sperare?". In un video diffuso dalla tv locale, il responsabile della Croce Rossa filippina, Richard Gordon,, ha raccontato il lavoro svolto dai tre volontari, dall'assistenza ai carcerati e ai malati all'acqua e al cibo forniti ai bisognosi. "Non hanno fatto nulla di male, hanno aiutato molte persone nella vostra zona e per questo occorre che siano liberarli".L'appello del Papa. Ieri sera c'era stato anche l'appello del Papa per la liberazione dei tre volontari della Croce rossa rapiti nelle Filippine dai ribelli islamici del gruppo di Abu Sayyaf.  "Il Santo Padre, nel nome di Dio - si legge in una nota della sala stampa vaticana - chiede la loro liberazione e sollecita le autorità a favorire ogni pacifica soluzione della drammatica vicenda".L'appello del papa  giunge a poche ore dallo scadere dell'ultimatum fissato dai  sequestratori: le 14:00 (le 8:00 in Italia), di domani, martedì 31 marzo. Tra i rapiti c'è anche un italiano, Eugenio Vagni.  "Il Santo Padre - si legge nella nota diffusa dalla sala stampa vaticana - facendo propria la preoccupazione delle famiglie e di quanti hanno a cuore la salvezza dei tre operatori umanitari della Croce Rossa sequestrati nell'isola di Jolo (Filippine), desidera elevare la sua voce e fare appello affinchè il senso umanitario e la ragione abbiano il sopravvento sulla violenza e l'intimidazione. Il Santo Padre - conclude l'appello di Benedetto XVI - nel nome di Dio, chiede la loro liberazione e sollecita le autorità a favorire ogni pacifica soluzione della drammatica vicenda".L'ultimatum. Ultimatum di Abu Sayyaf per i tre volontari della Croce Rossa internazionale rapiti, tra cui l'italiano Eugenio Vagni: se entro le 14 di martedì (le 8 in Italia) l'esercito non si sarà ritirato dall'isola di Jolo, gli ostaggi saranno decapitati. Il ministro dell'Interno di Manila, Ronaldo Puno, ha riferito che il gruppo separatista islamico vicino ad Al Qaeda insiste per il ritiro di tutti i militari da 15 città dell'isola. Ma il governo considera inaccettabili le condizioni poste per l'ultimatum e ha fatto sapere che reagirà con la forza se ad alcuno degli ostaggi sarà fatto del male. Il governo aveva già accettato di ritirarsi dalla parte meridionale di Jolo per allentare la pressione sui terroristi e per consentire l'apertura di un corridoio umanitario da cui gli estremisti islamici potessero liberare uno dei tre volontari.Ma questa mossa non è bastata ai terroristi. Nel 2001 Abu Sayyaf decapitò un ostaggio americano, Guillermo Sobero. Insieme al sessantaduenne Vagni, dal 15 gennaio sono nelle mani dei terroristi islamici lo svizzero Andreas Notter, 39 anni, e la filippina Jean Lacaba, di 37.
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