Doveva essere una seduta rovente, con lo spettro del caso Buttiglione del 2004. Alla fine, invece, l’audizione fiume di tre ore del ministro degli Esteri maltese Tonio Borg, designato a succedere al connazionale John Dalli come commissario alla Salute, è stata quasi noiosa e senza incidenti. Borg ha dovuto sostenere le domande di ben tre commissioni (Sanità e Ambiente, Mercato e protezione dei consumatori e Agricoltura e sviluppo rurale) interessate dal suo futuro portafoglio. Tre ore senza una pausa, ma il maltese non si è scomposto neppure una volta. Era preparato, e si vedeva, «ancora meglio di quanto mi potessi aspettare, una delle migliori audizioni di un commissario cui ho assistito» commentava al termine della riunione l’eurodeputato tedesco Peter Liese (popolare) molto impegnato sui temi di bioetica. «È andata benissimo, Borg era davvero molto ben preparato», conferma Mario Mauro (Pdl). «La sua è stata un’ottima performance – ha detto anche il Presidente della Commissione Sanità e Ambiente, il socialista tedesco Mathias Groote – in queste poche ore ha dato risposte esaustive e competenti». I temi più spinosi, quelli legati ai convincimenti personali del commissario designato, cattolico osservante, sono arrivati praticamente subito. Tre eurodeputati di diversi gruppi – i britannici Linda McAvan (socialista) e Chris Davies (liberali) e la finlandese Satu Hassi (Verde) – gli chiedono che cosa pensi delle donne che muoiono per aborti clandestini, dei diritti dei gay, della prevenzione dell’Aids anche con una campagna sulla contraccezione. Borg rimane imperturbabile. Rivendica i suoi principi: «Sono e resto cattolico, e personalmente sono contro l’aborto». Tuttavia, ha l’asso nella manica: «La legislazione sull’interruzione di gravidanza – spiega – è di stretta competenza degli Stati membri, questo dicono i trattati Ue, e io non posso che rispettarli. In queste materie alla Commissione Europea è vietato interferire con gli stati membri».Un’eurodeputata svedese l’accuserà di voler «fare il furbo» per non rispondere davvero, ma il maltese non si scompone. «Signora, non è che faccio il furbo, è questione di rispettare i trattati». Soprattutto, Borg pronuncia la parola “chiave” che dovrebbe sbloccare il consenso, cruciale, del gruppo dei Socialisti e democratici, che, insieme ai Popolari, costituirebbero la maggioranza parlamentare: il riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. «Io l’ho appoggiata nel mio Paese, e sarà su essa che fonderò la mia azione di commissario, se sarò confermato. Farò rispettare il diritto comunitario a prescindere dalle mie convinzioni personali». Qua e là lancia qualche “esca” ai suoi più accaniti avversari, come gli eurodeputati membri dell’intergruppo sui diritti omosessuali. Come quando assicura di essere contrario a qualsiasi discriminazione, vietata dall’articolo 21 della Carta. La sensazione che ieri si respirava era piuttosto positiva, anche se certamente i più accaniti – come ad esempio il già citato liberale Davies, non cambieranno idea. «Non siamo convinti – ha detto in aula – e nel dubbio si vota no». Contrari restano anche Verdi e Sinistra Unitaria, e anche molti del gruppo dei Conservatori (cui appartengono i Tories britannici) non sono favorevoli. Quanto ai cruciali socialisti, ieri sembrano per lo più favorevoli, come le parole di Groote, anche se, a quanto si apprende, non mancano mal di pancia, soprattutto tra le eurodeputate. Oggi si saprà la loro decisione. Se sarà un sì, come sembra profilarsi, il via libera a Borg, in plenaria la prossima settimana a Strasburgo, dovrebbe essere assicurato.