"Non è tanto il fatto che sparano sulla gente. È quello che fanno sulle persone che colpisce. Per esempio, una persona è stata colpita con un martello. L'hanno presa per la testa e l'hanno colpita più volte. A un'altra hanno
cucito la bocca con ago e filo. Fanno cose inimmaginabili". Ma
chi le fanno? I berkut? "Sì, la polizia".È una testimonianza
drammatica quella che il
gesuita Andriy Zelinskyy racconta
da Kiev, riferisce il
Sir, giovedì sera mentre si
sta dirigendo verso il monastero di san Michele, una delle più
importanti e più antiche chiese greco-cattoliche di Ucraina
nella capitale Kiev. È di fronte alla sede centrale di Polizia
e vicino al ministero degli Esteri. È qui che stanno portando la
maggior parte dei feriti. Preferiscono essere curati nelle
chiese perché la gente
ha paura di andare negli ospedali di Kiev a chiedere aiuto
in quanto gli organismi preposti all'applicazione della legge
considerano le lesioni subite come prova di un crimine."Sì -
conferma padre Andriy - è un pericolo perché possono essere
presi dalla polizia e portati via". E così le chiese a Kiev
sono tutte aperte e i medici hanno organizzato veri e propri
ospedali per i manifestanti; forse è questa la ragione per cui
in queste ore alcune chiese - riferisce ancora il Sir - sono
state prese di mira dalle forze di polizia.
Giovani militari rischiano linciaggio: salvati da una catena umanaUn pullman con dentro una sessantina di giovani soldati del ministero dell'Interno, per lo più ragazzi di 18-20 anni, è stato preso d'assalto da un gruppo di manifestanti nel centro di Kiev, in via Khmelnitski. Lo ha constatato giovedì sera l'agenzia Ansa. Il bus è stato presto circondato da centinaia di persone: tra la folla c'era chi voleva picchiare i soldati e farli prigionieri e chi voleva lasciarli andare per via della loro giovane età. Due insorti minacciavano con delle asce i ragazzi dentro il pullman, alcuni dei quali erano in lacrime. Alla fine, in difesa dei poliziotti sono intervenuti il miliardario e deputato dell'opposizione Petro Poroshenko, la cantante Ruslana e due preti. I giovani sono stati lasciati scendere dal bus e sono stati scortati da una catena umana di manifestanti per un paio di chilometri, fino a un altro pullman del ministero dell'Interno sul quale sono potuti andar via.