Le posizioni di Stati Uniti e
Russia sulla crisi ucraina rimangono "divergenti". L'incontro a
Parigi tra il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro
degli esteri russo Serghiei Lavrov, andato avanti per circa
quattro ore, non ha prodotto un accordo per disinnescare la
crisi ucraina, ma ha comunque ha aperto una strada per la
ricerca di una soluzione diplomatica.
"Abbiamo delle posizioni divergenti sulle ragioni della crisi
ucraina", ha detto Lavrov al termine del colloquio, che ha
definito "costruttivo". Nell'incontro, ha aggiunto, "abbiamo
concordato sulla necessità di trovare dei punti di accordo per
arrivare ad una soluzione diplomatica della crisi. Anche Kerry
ha detto che il colloquio è stato "franco", ma ha affermato che
senza la partecipazione dell'Ucraina non può essere presa
alcuna decisione. E ha anche chiesto il ritiro delle truppe
russe al confine ucraino, affermando che creano un clima di
intimidazione e paura che non favorisce il dialogo.
Lavrov ha anche ribadito la visione di Mosca di una riforma
di carattere federale per l'Ucraina, a cui Kiev ha però già
risposto con un secco no.
La strada è dunque ancora tutta in salita. Lo testimonia il
anche fatto che nel momento in cui a Parigi i due si stringevano
la mano il generale Usa Philip Breedlove, comandante supremo
della Nato, interrompeva una visita a Washington e rientrava
d'urgenza a Bruxelles. Motivo, come hanno voluto far trapelare
fonti del Pentagono, "una mancanza di trasparenza" nei movimenti
delle forze russe al confine con l'Ucraina.
Dopo il botta e risposta sulle sanzioni, Kerry e Lavrov,
con l'incontro nella residenza dell'ambasciatore russo in
Francia sono comunque entrati nei dettagli della proposta Usa di
soluzione diplomatica che il segretario di Stato ha presentato
al ministro russo in un incontro dell'Aja una settimana fa.
Una proposta che è servita a rompere infine il ghiaccio tra
Obama e Putin, e che ha indotto il leader del Cremlino a
telefonare al capo della Casa Bianca, che, però lo ha
chiaramente esortato a "mettere per iscritto una risposta
concreta". Come dire, la fiducia è ancora tutta da ricostruire.
L'incontro, organizzato in poche ore - su proposta di Kerry,
ha precisato Mosca - è avvenuto peraltro alla vigilia della
riunione dei ministri degli esteri della Nato di martedì, che
prevedibilmente sarà dominata dalla crisi ucraina.
Secondo quanto hanno riferito funzionari Usa, la proposta
americana prevede il disarmo delle forze irregolari, l'invio di
osservatori internazionali per la protezione dei diritti delle
minoranze e un dialogo diretto tra Mosca e Kiev, nonché riforme
costituzionali per l'Ucraina.
Un argomento che sembra stare particolarmente a cuore a
Mosca. "Francamente, non vediamo altra strada per lo Stato
ucraino che non sia una federazione", ha detto Lavrov in una
intervista. Ogni regione dovrebbe avere giurisdizione, ha detto,
sulla propria economia, cultura, lingua, oltre a "collegamenti
economici e colturali con i Paesi vicini e della regione".
Kiev, tramite una nota del ministero degli esteri, ha però
già replicato picche, invitando Mosca "a smetterla di dettare
ultimatum a un Paese sovrano e indipendente, e a concentrare la
sua attenzione sulla situazione catastrofica e sull'assenza
totale di diritti per le sue minoranze, tra cui quella ucraina".
Ma intanto, secondo quanto sostiene l'agenzia russa
Itar-Tass, migliaia di persone sono scese in piazza a Kharkiv
per chiedere che otto regioni del sud-est russofono dell'Ucraina
abbiano maggiore autonomia. Allo stesso modo, ha scritto
un'altra agenzia russa, Interfax, migliaia di filorussi hanno
manifestato oggi a Donetsk, chiedendo maggiore autonomia
regionale e un referendum sullo status del Donbass, l'area
mineraria che include le regioni di Donetsk e Lugansk nella
russofona Ucraina orientale.