La nuova Ucraina muove i primi passi
nel dopo-Ianukovich, in un clima di tensione anche per
le proteste che arrivano dalle regioni orientali filo-russe del
Paese. La prevista formazione del nuovo governo transitorio è
stata rinviata a giovedì per la necessità di prolungare le
consultazioni. Annunciando la decisione, il capo del
Parlamento,
Oleksander Turchinov, ha anche lanciato l'allarme
sui "pericolosi segnali di separatismo" emersi in alcune aree
della repubblica ex sovietica.Intanto il Parlamento ha approvato una mozione per
chiedere al Tribunale penale internazionale all'Aja di
processare
Viktor Ianukovich per crimini contro l'umanità, una
volta che il deposto presidente filo-russo verrà catturato.
Con lui dovranno essere giudicati anche l'ex ministro
dell'Interno, Vitaly Zakharchenko, e l'ex procuratore generale
di Kiev, Viktor Pshonka. Ianukovich e i suo alleati sono accusati di aver
provocato la morte di oltre 100 persone e il ferimento di altre
duemila negli scontri che hanno insanguinato il Paese.
Alti rappresentanti delle diplomazie occidentali si trovano martedì a Kiev per impedire il naufragio economico dell'Ucraina: presenti il capo della diplomazia della Ue,
Catherine Ashton, e il numero due della rappresentanza americana,
William Burns, accompagnato da rappresentanti del Tesoro che hanno discusso dei sostegni finanziari all'Ucraina con la Ue e il Fondo Monetario Internazionale.
La Casa Bianca si è fin qui astenuta dal commentare la nomina a presidente di Oleksandr Turchinov, braccio destro di
Yulia Tymoshenko, eletto lunedì dal Parlamento e ha fatto appello alla formazione di un governo di tecnici fino alle prossime elezioni. Secondo il primo ministro russo
Dmitri Medvedev, tuttavia, "è un'aberrazione considerare legittima qualcosa che è il risultato di una rivolta". I nomi più gettonati per l'incarico di primo ministro sono quelli di uno dei leader della contestazione,
Arseniy Yatsenyuk, dell'imprenditore
Petro Poroshenko e della ex premier Tymoshenko. Quest'ultima ha tuttavia già fatto sapere di non essere interessata al posto.
Il governo che dovrebbe formarsi giovedì resterà in carica un paio di mesi visto che sono già state fissare le elezioni presidenziali per il 25 maggio. Da martedì la commissione centrale elettorale ha cominciato ad accettare la registrazione delle richieste dei candidati. I candidati più probabili sono il leader di Udar, l'ex campione mondiale di pugilato
Vitali Klitschko, il leader del partito Patria Yatsenyuk (quello dell'ex premier Timoshenko), il presidente del partito di estrema destra
Svoboda Oleg Tiaghnibok, e la stessa Timoshenko. Ha annunciato di voler correre anche
Mikhail Dobkin, capo dell'amministrazione regionale filorussa di Kharkov.
Intanto è botta e risposta a distanza tra Ue e Russia su come procedere in Ucraina. "La Russia lavori costruttivamente con noi per garantire un'Ucraina unita" che sia "elemento di stabilità" per l'Europa e "abbia buone relazioni con i vicini a est e ovest". È l'appello lanciato da Josè
Manuel Barroso davanti al Parlamento europeo, affermando che la priorità è rispettare "l'unità territoriale del paese". A stretto giro di posta la replica del ministro degli esteri russo
Serghiei Lavrov. "Mosca non interferirà negli affari interni dell'Ucraina e spera che anche i suoi partner occidentali assumano la stessa posizione" ha detto definendo inoltre "pericoloso imporre a Kiev la scelta o con noi o contro di noi".
L'appello dell'arcivescovo Shevchuk: l'Europa ci aiutiIn Ucraina "resta il pericolo di guerra civile". Lo ha detto in una conferenza stampa a Roma
l'arcivescovo della Chiesa greco-cattolica, Svjatoslav Shevchuk. Un pericolo che viene "dall'estero perché se non puoi mangiare tutta la torta, almeno ne mangi una fetta". Il capo della Chiesa greco-cattolica lancia un appello all'Europa: "Non lasciateci soli, abbiamo bisogno di aiuti economici ma soprattutto di solidarietà diplomatica".Shevchuk ha parlato
dei giorni difficilissimi vissuti a Kiev dove "c'è
stato un uso sproporzionato della violenza" da parte delle
forze dell'ordine. Racconta dell'impegno della Chiesa - e della collaborazione con organizzazioni religiose ebraiche e musulmane - per aiutare "la
società civile che manifestava pacificamente", ad esempio
allestendo ospedali "clandestini" nelle cattedrali. Sul
fatto che l'ex presidente Yanukovich abbia alla fine deciso di
lasciare il Paese, il prelato commenta: "Io testimone, vi dico
che non è stato un colpo di Stato". Ora si apre "un periodo
buio, perché non sappiamo bene come andrà a finire, ma anche di
speranza". C'è da contrastare il pericolo di guerra civile che
viene "dall'estero". Alla domanda dei giornalisti se sia la
Russia a volere questo Shevchuk risponde: "È vero che Mosca ha
richiamato l'ambasciatore da Kiev, è vero che mette in dubbio il
lavoro del Parlamento ucraino, è vero che ha annunciato la
possibilità di dare in Crimea la cittadinanza russa. E tutto
questo ci inquieta, ma ci incoraggia il fatto che il Parlamento
russo ha detto che rispetterà l'integrità territoriale
dell'Ucraina". Ora però quello che serve è - ribadisce - "la
solidarietà reale dell'Europa".