sabato 14 dicembre 2013
I tre partiti di minoranza hanno partecipato  a un tavolo proposto dalla presidenza. Ma il summit ha fatto flop. La Russia torna a fare la voce grossa: «Folli interferenze della Ue» Martedì a Mosca la firma dell’intesa con Kiev.
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«Abbiamo l’impressione che Janukovich non ci stia ascoltando. Forse non gli funziona la Tv. Vogliamo guardarlo negli occhi, formulare le nostre richieste, e ascoltare la risposta».  Con queste parole Vitalij Klitschko, il pugile campione del mondo che guida Udar (Colpo), uno dei tre gruppi di minoranza in Ucraina, ha annunciato ai ragazzi di Piazza Indipendenza l’intenzione di tutti e tre partiti di opposizione di partecipare negoziato proposto ieri pomeriggio dal presidente. Poche ore dopo, la televisione di Stato mostrava le loro immagini seduti al tavolo nel Palazzo delle Belle Arti di Kiev: da una parte Vikton Janukovich e il premier Mykola Azarov, dall’altra Klitschko, Arseni Iatseniuk, capogruppo di Batkivshchyna (Patria, la formazione di Julija Timoshenko) e Oleg Tjagnibok, leader di Svoboda (Libertà). La riunione è iniziata con un clima positivo, ma è deragliata ben presto da tutt’altra parte. «Credo che si debba voltare pagina», aveva premesso il presidente, mettendo sul piatto della trattativa il rilascio dei manifestanti arrestati e un’amnistia per alcuni di loro già condannati. Poi il vento è girato. Janukovich ha precisato, intanto, che sì, Ok l’amnistia, ma i colpevoli dell’occupazione degli edifici amministrativi a Kiev «devono essere puniti»; ha annunciato la «sospensione» dell’uso della forza, ma solo fino a quando il Parlamento non avrà analizzato tutti i possibili rischi legati alla firma di un accordo di associazione con l’Ue; e ha respinto con fermezza la richiesta dell’opposizione per le dimissioni del governo («che può essere sciolto solo dopo un voto di sfiducia in Parlamento»). Alla fine, Klitschko è uscito dall’incontro e ha annunciato: «Rifiutate tutte le nostre richieste. Nessuna decisione su nessuno dei punti importanti». Nulla di fatto. Almeno per ora. Il problema è che lo spazio di dialogo si sta consumando rapidamente. Le autorità ucraine ieri, a sorpresa, hanno annunciato che martedì prossimo Janukovich andrà a Mosca per firmare con il presidente Vladimir Putin l’accordo bilaterale per il pieno ripristino dei rapporti commerciali tra i due Paesi. Il premier ucraino Azarov ha assicurato che comunque Kiev «non interromperà« il processo negoziale con l’Unione Europea. Ma la tempistica è quantomeno sospetta: per martedì era in programma una nuova tornata di negoziati di settore Ucraina-Russia, non la firma vera e propria. Se la firma, come annunciato, ci sarà, l’Ucraina avrà fatto un passo in più dentro l’orbita russa. E certamente la cosa non piacerà all’opposizione, che chiede esattamente il contrario. Mosca si comporta già da “padrone”. E ieri, dopo i toni concilianti dei giovedì, è tornata a fare la voce grossa contro la Ue: il presidente Dmitrij Medvedev ha definito «folli» le recenti visite di emissari europei in Ucraina. E ha parlato di «palese interferenza negli affari interni di uno Stato sovrano». Sì: sovrano ma non troppo. Se è vero, come sembra, che Putin non intende mollare la presa. Lunedì il dossier Ucraina sarà discusso dai ministri degli Esteri Ue a Bruxelles.
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