lunedì 22 agosto 2016
​In Turchia un attentato durante una festa di nozze uccide 50 persone e fa 80 feriti. Tra le vittime molti bambini e donne. L'azione pare opera del Daesh, che ha già colpito più volte i civili curdi, considerati tra i nemici più pericolosi
Kamikaze ragazzino fa strage tra curdi
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Un attentatore suicida, un ragazzino, ha compiuto una carneficina ad una festa di nozze nel quartiere curdo della città turca di Gaziantep: almeno 54 morti di cui 29 minorenni, e un'ottantina di feriti. Aveva tra i 12 e i 14 anni, secondo quanto ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. L'attentato pare opera del Daesh, ma in fondo, secondo Erdogan, non ha molta importanza. Perché, ha detto, "non c'è differenza tra il (partito indipendentista curdo) Pkk, l'organizzazione terroristica di Gulen (l'imam accusato di aver orchestrato il golpe del 15 luglio) e l'attacco terroristico potenzialmente dell'Isis a Gaziantep", una città di un milione e mezzo di abitanti ad una sessantina di km dal confine con la Siria. Tirando così in ballo, senza alcuna prova, il suo nemico Gulen messo alla pari con i tagliagole del cosiddetto Califfato. Rivendicazioni non ce ne sono state, finora. Ma certo il Daesh (Isis) è l'indiziato numero uno. Anche perché avrebbe più di un "movente". A cominciare dal fatto che le milizie curde portano avanti contro i miliziani del califfo una guerra senza quartiere e, ancora di recente, hanno avuto un ruolo determinante nella riconquista della strategica città siriana di Mambij. E non a caso il Daesh ha messo a segno molti attentati contro i curdi in Turchia. Il più sanguinoso dei quali risale allo scorso ottobre, quando attentatori suicidi hanno causato la morte di 100 persone ad una manifestazione filo-curda ad Ankara. Il ragazzino kamikaze di ieri è entrato in azione verso le 11 di sera. La festa di nozze, che secondo una tradizione piuttosto comune nel Sud della Turchia veniva celebrata in strada, era quasi finita, molti invitati stavano già andando via. Molte persone stavano però ancora danzando quando c'è stata la devastante esplosione, che ha scatenato l'inferno. I soccorritori giunti poco dopo sul posto con decine di ambulanze hanno descritto scene apocalittiche. In terra e sui muri, per un raggio di decine di metri, sono stati proiettati detriti, sangue e parti di corpi umani. L'asfalto era disseminato di cadaveri, tra cui quelli di numerose donne e bambini. E gente che urlava, in preda al dolore, alla disperazione, al terrore.    I due sposi novelli, Besna e Nurettin Akdogan, sono tra i sopravvissuti. Sono feriti, ma non in pericolo di vita. Lui è un esponente dell'Hdp, il partito filo-curdo. Proprio di recente, si erano trasferiti dalla città di Siirt, per sfuggire ai combattimenti e violenze tra ribelli curdi e forze di sicurezza. Nell'arco di poche ore, sono arrivati ad Ankara da tutto il mondo messaggi di solidarietà. A cominciare da Papa Francesco. "Mi è giunta la triste notizia dell'attentato sanguinario che ha colpito la cara Turchia", ha detto all'Angelus, chiedendo "preghiere per le vittime". Il presidente Sergio Mattarella ha affermato che "questo ennesimo crudele gesto non ci farà deflettere dal combattere la piaga del terrorismo con determinazione". In un messaggio ad Erdogan, il presidente russo Vladimir Putin ha riaffermato la disponibilità di Mosca a rafforzare la cooperazione con Ankara contro il terrorismo. Anche la cancelliera Angela Merkel ha affermato che "la Germania è al fianco della Turchia nella lotta contro il terrorismo". Così come la Casa Bianca, che nel suo messaggio di condanna ha affermato che gli Usa "sono accanto" alla Turchia mentre difende la sua democrazia "di fronte a tutte le forme di terrorismo". Intanto centinaia di persone hanno manifestato nel centro di Istanbul per protestare contro lo stupro e l'uccisione di Hander Kader, noto esponente del movimento Lgbt turco. Il suo corpo è stato trovato brutalmente mutilato e carbonizzato, abbandonato sul ciglio di una strada. "Vogliamo giustizia", ha detto uno dei manifestanti.
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