lunedì 21 novembre 2022
L'offensiva è stata voluta dal presidente Erdogan dopo l'attentato di Istanbul, attribuito al Pkk che ha basi oltreconfine in Siria e in Iraq
Proteste anti dei curdi a Qamishli in Siria dopo i raid turchi

Proteste anti dei curdi a Qamishli in Siria dopo i raid turchi - Ansa

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Si chiama "Spada ad artiglio" l'offensiva militare lanciata ieri dal presidente turco Erdogan contro le milizie curde in Siria e in Iraq, considerate da Ankara una spina nel fianco, con un bilancio di almeno 35 morti. Un'azione che segue di una settimana l'attentato nel centro di Istanbul, che ha provocato la morte di sei persone, e che Ankara - che ha arrestato anche la presunta responsabile - attribuisce al partito curdo del Pkk e alle milizie curde siriane affiliate del Ypg, una formazione armata che negli scorsi anni è stata sostenuta dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali in funzione anti Daesh.

Ore dopo l'offensiva turca, dal territorio siriano sono stati lanciati dei razzi contro un posto di frontiera turco, ferendo almeno tre forze della sicurezza, ha riferito l'agenzia di stampa Anadolu che ha accusato le milizie Ypg.

Il ministero della Difesa di Ankara ha precisato che l'azione militare è stata portata a termine con "successo" e condotta "in conformità con i diritti alla legittima difesa contenuti nell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite" con il fine di "eliminare gli attacchi terroristici" da queste regioni dei due Paesi confinanti. Ma anche "per garantire la sicurezza delle frontiere e di eliminare il terrorismo alla radice".

Gli attacchi, condotti con 50 aerei e 20 droni, hanno preso di mira le basi del Pkk nelle regioni montuose settentrionali dell'Iraq di Kandil, Asos e Hakurk, nonché le basi dello Ypg nelle regioni di Ayn al-Arab (Kobane in curdo), Tal Rifaat, Jazira e Derik in Siria. Distrutti tutti e 89 gli obiettivi prefissati, tra rifugi, bunker, caverne, tunnel, depositi di munizioni, i cosiddetti quartier generali e i campi di addestramento appartenenti ai miliziani. I militari hanno precisato che tutti gli aerei sono tornati alle loro basi.

L'offensiva di Erdogan contro queste formazioni curde si è intrecciata negli ultimi mesi con la richiesta di adesione alla Nato avanzata da Svezia e Finlandia a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina. Di fronte agli aut-aut del leader conservatore turco e nella speranza che Ankara ratifichi la loro richiesta il governo di Stoccolma ha recentemente annunciato un cambio di posizione nei confronti di due movimenti curdi: Ypg e Pyd.

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