In Siria compare, a complicare le cose e a gettare altra benzina sul fuoco un mausoleo. Sorge in territorio siriano, ma appartiene alla Turchia. Un fazzoletto di terra in una zona ora finita in mano alle forze ribelli vicine ad Al Qaeda. E Ankara minaccia un intervento armato se il monumento sarà toccato dai fondametnalisti. "Qualsiasi forma di
attacco", ha avvertito oggi il ministro degli esteri Ahmet
Davutoglu, "avrà risposta. La Turchia prenderà senza esitare
tutte le misure necessarie per difendere il suo territorio".
Un trattato firmato con la Francia, allora potenza occupante
della Siria, sullo smantellamento dei territori dell'impero
ottomano, ha conferito nel 1921 alla Turchia la custodia del
mausoleo di Suleyman Shah, nel villaggio di Karakozac, a 25 km
dal confine nella provincia siriana di Aleppo. Suleyman è il
venerato nonno del sultano Osman I il Grande, fondatore
dell'impero ottomano. Un drappello di soldati turchi, oggi 25,
presidia e onora così la preziosa salma. Il pezzo di terreno su
cui è costruito il mausoleo è considerato territorio turco.
Da tre anni, nonostante Ankara si sia schierata apertamente
con i ribelli, la tomba è rimasta un'oasi di pace mentre tutto
attorno si scatenava l'inferno della guerra civile siriana. I 25
soldati della Mezzaluna, aggrappati alla bandiera turca, non
sono stati attaccati. Già due anni fa il premier turco Recep
Tayyip Erdogan aveva messo tutti in guardia: "la tomba e il
terreno che la circonda sono territorio turco, qualsiasi atto di
aggressione, aveva tuonato, sarebbe un attacco contro il nostro
territorio e contro il territorio Nato". Finora miracolosamente
tutto è andato liscio. Ma negli ultimi giorni Karakozac è
caduto in mano dello Stati islamico di Iraq e Siria, il gruppo
armato vicino a Al Qaeda, strappato ai ribelli "ufficiali"
dell'Els. Ad Ankara sono squillati campanelli d'allarme.
Fonti militari turche cosi hanno indicato che i soldati della
Mezzaluna che presidiano il Mausoleo hanno l'ordine di sparare
per difenderlo. In caso di aggressione è previsto se necessario
anche l'intervento di forze aeree e esercito a difesa della
tomba del nonno del sultano.
I 25 soldati turchi potrebbero ora
essere seduti su un barile di dinamite. I rapporti fra Ankara e
i gruppi di Al Qaida in Siria sono infatti complessi.
L'opposizione turca e i curdi siriani accusano Erdogan, ex-amico
e ora arci-nemico del presidente Bashar al Assad, di averli
aiutati fino a un periodo recente. Da qualche mese le cose
sembrano cambiate. Sotto pressione americana, Ankara avrebbe
rotto con Isis e Fronte Al Nusra.
I jihadisti hanno reagito minacciando di lanciare kamikaze
contro Istanbul e Ankara. L'arrivo dell'Isis alle porte del
Mausoleo è quindi preoccupante, per di più mentre la Turchia
è alla vigilia di elezioni amministrative cruciali per il
futuro politico di Erdogan, invischiato negli scandali
corruzione. Anche se forse una dimostrazione di forza militare
potrebbe fare tornare verso il premier una fetta di elettorato
nazionalista.