martedì 16 dicembre 2014
Erdogan non arretra: dopo quelli di domenica, il presidente minaccia nuovi arresti Bruxelles presa in contropiede. Mogherini: «Sono sorpresa».
La stretta turca e le incertezze Ue di Giorgio Ferrari
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Erdogan invita l’Europa a «impicciarsi degli affari propri» e avvisa: «Nei prossimi giorni ci potrebbero essere altri arresti». L’ondata di terrore e di repressione in Turchia non si è ancora esaurita e ora nel Paese ci si interroga su chi sarà il prossimo. Il presidente della Mezzaluna non ha mostrato alcun segno di ripensamento su quanto successo nel Paese nelle ultime ore e ha fatto capire senza troppi mezzi termini a Bruxelles che ne deve rimanere fuori. Una reazione che ha colpito il ministro degli Esteri della Ue, Federica Mogherini, che si è detta «molto sorpresa» dalle parole di Erdogan. «Durante la visita della scorsa settimana – ha spiegato il capo della Diplomazia Ue – abbiamo avuto una discussione molto costruttiva su come andare avanti e sulle possibilità di un nuovo futuro nei rapporti Ue-Turchia. Il cammino europeo della Turchia non è tanto economico, ma soprattutto fatto di ideali e principi a partire da democrazia e stato di diritto». Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz si è detto «sconvolto» dalla notizia degli arresti, aggiungendo di avere chiesto spiegazioni all’ambasciata turca.  Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. «Noi – ha affermato il capo della diplomazia italiana – non vogliamo fare la lezione a nessuno, ma facciamo presente che per la Ue la libertà di espressione è tra i valori fondamentali dell’Unione». In Turchia, intanto, il giorno dopo, l’atmosfera è stata da calma mortale. Durante un suo discorso a Smirne, il presidente della Repubblica ha difeso le perquisizioni e gli arresti del fine settimana, dicendo che si trattava della reazione necessaria a «operazioni sporche » fatte da oppositori politici. Il riferimento, nemmeno troppo velato, alla tangentopoli turca, ossia la maxi inchiesta iniziata il 17 dicembre del 2013 e che aveva visto finire in manette i figli di due ministri e indagato anche Bilal Erdogan, figlio dell’allora premier. Erdogan in quell’occasione dette la colpa a Fetullah Gulen, capo dell’altra corrente della destra islamica turca, che secondo molti controlla parte della magistratura e delle forze dell’ordine.  La vendetta sembra essere ufficialmente partita domenica. «Piangono per la libertà di stampa – ha detto Erdogan – ha gli arresti di domenica non hanno nulla a che vedere con quello». I quotidiani del Paese non sembrano però pensarla come lui. Zaman, il cui direttore, Ekrem Dumanli, è stato arrestato domenica e il cui editore è proprio Fetullah Gulen ha titolato «il giorno nero della democrazia », mentre il quotidiano Sozcu ha messo in prima pagina una fotografia con Erdogan in visita nella sede del quotidiano Zaman, quando i rapporti fra le due ali della destra islamica turca erano ottimi e Zaman era un giornale filogovernativo.  Media locali hanno riportato che sulla lista delle persone da arrestare domenica, ci sarebbe dovuto essere anche lo stesso Gulen, che però vive in autoesilio negli Stati Uniti da diverso tempo e non è mai voluto tornare in Turchia, nemmeno quando Erdogan lo aveva invitato in tempi non sospetti. La tensione nel Paese rimane altissima. Il leader dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu non ha esitato a paragonare la situazione in atto a un colpo di Stato. Ieri poi è arrivata una dichiarazione ufficiale della Tusiad, la Confindustria turca, che ha divulgato un comunicato stampa durissimo in cui si parla di rischio per la libertà di stampa e e perdita di imparzialità della magistratura. 
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