martedì 14 ottobre 2014
Nel mirino ​obiettivi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan nel sud-est del Paese.
Il gelido calcolo di Giorgio Ferrari
Isis, via da Kobane la bandiera nera
LA SCHEDA Una minoranza «rumorosa» di 15 milioni
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Aerei dell'aviazione turca hanno bombardato, nella notte tra lunedì e martedì, obiettivi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel sud-est del Paese. Si tratta del primo bombardamento dal cessate il fuoco dichiarato dai ribelli curdi nel marzo del 2013. Lo si apprende da fonti dei servizi di sicurezza. L'operazione avviene qualche giorno dopo le rivolte che hanno infiammato la comunità curda in tutta la Turchia, causando almeno 34 morti, centinaia di feriti e gravi danni. Le manifestazioni sono state scatenate dal rifiuto di Ankara di intervenire militarmente per salvare la città curdo-siriana di Kobane, al confine turco, assediata da settimane dai jihadisti dello Stato islamico. Il governo islamico conservatore aveva avviato a novembre 2012 contatti con il capo carismatico del Pkk in carcere, Abdullah Ocalan, per tentare di porre fine a un conflitto che in quasi trent'anni ha fatto 40.000 morti. I ribelli curdi avevano decretato un cessate il fuoco unilaterale a marzo successivo, per cominciare in seguito il ritiro dei loro combattenti dalla Turchia verso le basi irachene sul monte Kandil. Ma circa un anno fa il ritiro si è interrotto perché secondo i curdi Ankara non ha mantenuto le promesse di riforma in favore della minoranza curda del Paese, che conta 15 milioni di persone. Le tensioni sono bruscamente salite con l'avvio dell'offensiva dei jihadisti su Kobane (Ain al-Arab in arabo). Ocalan di recente ha avvertito che la caduta di Kobane significherebbe la fine del processo di pace e ha invitato il governo a prendere iniziative prima di mercoledì. Pur condannando con durezza i manifestanti curdi, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha promesso di fare di tutto per proseguire il dialogo.
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