È ufficiale: Beji Caid Essebsi è il nuovo Presidente della Repubblica tunisina, il primo capo di Stato eletto a quattro anni dalla caduta di Ben Ali. I risultati
ufficiali resi noti dall'Isie (Istanza superiore indipendente per le elezioni) ne decretano la vittoria con il 55,68% (1.731.529 voti) delle preferenze rispetto al 44,32% (1.378.513 voti) di Moncef Marzouki. L'affluenza alle urne è stata del
61,11%.
Essebsi, 88 anni, laico, ha battuto l'attuale presidente ad
interim Moncef Marzouki, sostenuto dagli islamici, rispettando
dunque i pronostici della vigilia e confermando le indicazioni
provenienti dagli exit poll pubblicati nella serata di ieri che
lo vedevano in testa con un rassicurante margine di vantaggio.
Nel tardo pomeriggio anche Marzouki ha riconosciuto la sconfitta
e ha telefonato al suo avversario per congratularsi, invitando
nello stesso tempo i suoi sostenitori ad astenersi da ogni forma
di violenza. Con Essebsi si è congratulato anche il presidente
americano Barack Obama.
La sua elezione - segnata da una giornata di relativa calma
alle urne, si è svolta fra imponenti misure di sicurezza,
malgrado in serata un raduno di protesta di sostenitori del
candidato dato in svantaggio sia stato disperso con i gas
lacrimogeni della polizia nella cittadina di El Hamma,(eventi
ripetutisi anche nella giornata odierna) - chiude il processo di
transizione in Tunisia, il Paese dove la Primavera araba è nata
e dove oggi trova l'unico compimento davvero democratico.
Il nuovo capo dello Stato, una volta nominato, affiderà
l'incarico di formare il governo a un premier proposto dal suo
partito Nidaa Tunes, vincitore delle recenti elezioni politiche
di ottobre. Il nuovo esecutivo potrebbe entrare in carica fine
febbraio 2015.
Essebsi, un avvocato veterano della politica tunisina, giunge
a 88 anni alla più alta carica dello Stato al termine di una
lunga carriera. Ha ricoperto ruoli istituzionali di spicco sotto
Habib Bourguiba, il "padre" dell'indipendenza tunisina, con il
quale è stato più volte ministro (dell'Interno, degli Esteri e
della Difesa). Strenuo difensore dello Stato di diritto, Essebsi
si dichiara non a caso erede di Bourguiba e dei suoi valori.
Dopo un'assenza dalla scena politica negli anni '90, è tornato
protagonista il 27 febbraio 2011 con la nomina a primo ministro
del secondo governo provvisorio post-rivoluzione.
Il 20 aprile 2012 ha fondato il partito di centro Nidaa
Tounes per contrapporsi alla troika di governo formata
dall'islamico Ennhadha, dal Cpr (Congresso per la Repubblica) e
da Ettakattol. Marzouki ha pagato probabilmente una campagna
elettorale principalmente basata sulla demonizzazione
dell'avversario più che sui programmi.
E i tunisini ieri hanno confermato l'orientamento già
espresso alle politiche di ottobre con la sconfitta
dell'islamico Ennhadha e la vittoria del laico Nidaa Tounes.
Ennhadha in quell'occasione pagò il prezzo di tre anni di
malgoverno, caratterizzati da aumento dei prezzi, corruzione e
instabilità. Alcuni osservatori intravedono nella vittoria di
Essebsi un rischio di monopolio istituzionale, con l'accumulo da
parte del suo Nidaa Tounes delle cariche di capo di stato,
premier e presidenza del Parlamento. Ma lo stesso leader di
Ennhadha, Rached Ghannouchi, gli ha riconosciuto volontà di
rinnovamento con garanzie anche per il futuro degli islamisti.
L'impressione generale è che la Tunisia sia entrata in una
nuova tappa della sua storia recente con il completamento di un
processo irreversibile. Un segnale di distensione come
l'elezione di un presidente della Repubblica capace di farsi
garante della nuova Costituzione e di tutti i tunisini, e in
grado di basare la propria autorevolezza su un consenso davvero
condiviso, rappresenta una garanzia perché anche gli investitori
internazionali ricomincino a credere in questo Paese.