martedì 11 febbraio 2014
Nuovo VIDEO delle religiose di Maalula rapite. Ginevra2: Brahimi propone cessate il fuoco limitati, Mosca chiede di essere al tavolo con gli Usa.
INTERVISTA «Qui la Chiesa soffre ma la fede è forte» di F. Riccardi (IL VIDEO)
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Ripartono i colloqui di Ginevra 2 mentre l’incerta tregua di Homs, che ieri ha consentito di eva­cuare altri 300 civili, è stata prolungata di altri tre giorni.Sceglie il silenzio stampa il mediatore Onu Lakhdar Brahimi al termine della prima giornata in cui si è parlato di ces­sazione della violenze e del terrorismo e di un governo di transizione. Il silen­zio del negoziatore dovrebbe durare an­che oggi: un tattica forse per scalfire l’a­bituale muro contro muro fra il mini­stro degli Esteri Walid Mouallem – la priorità è sconfiggere i «terroristi», cioè l’opposizione – e la delegazione della Coalizione nazionale siriana che chie­de di discutere della «transizione poli­tica », vale a dire la cacciata di Assad. Pre­messe scontate, mentre si sta delinean­do un piano della comunità interna­zionale dopo il nulla di fatto dei primi colloqui di fine gennaio.Oltre a un cessate-il-fuoco generale e al­la formazione di un governo transito­rio, Brahimi ha sollecitato la stipula di «tregue» circoscritte localmente «anche per un breve periodo» e la rinuncia all’«uso di determinati tipi di armi», le più letali, per contribuire alla «riduzio­ne delle manifestazioni di violenza». La richiesta è contenuta nel documento del 7 febbraio che Brahimi stesso ha consegnato alle parti all’inizio dei col­loqui, destinati almeno per qualche giorno ancora a tenersi separatamente. Intanto si sta mobilitando come non mai la comunità internazionale. Per pri­mo, in mattinata, è il ministro degli E­steri francese Laurent Fabius, ad an­nunciare una bozza di risoluzione Onu per l’apertura di corridoi umanitari, scritta con Australia, Giordania e Lus­semburgo. Pressioni condivise dal mi­nistro britannico William Hague: «Il re­gime di Assad sta provando ad affama­re decine o centinaia di migliaia di per­sone, questo è un ulteriore crimine» per cui la Gran Bretagna chiederà al Consi­glio di sicurezza che sia concesso «l’ac­cesso umanitario in Siria». Potrebbe poi aprire un nuovo scenario diplomatico l’affondo di Mosca, consegnato dal vi­ce- ministro degli Esteri Bogdanov: Rus­sia e Stati Uniti, ha chiesto, siano pre­senti ai negoziati. E venerdì a Ginevra è apparso in programma un incontro congiunto fra delegati di Onu, Russia e Stati Uniti.A colloqui in corso la Mezzaluna ros­sa faceva sapere che altre 300 persone sono state evacuate dalla città vecchia di Homs, portando a mille il numero dei civili tratti in salvo. Nonostante le accuse dell’opposizione che dichiara­va di aver fornito le prove delle viola­zioni della tregua da parte del regime a sera l’annuncio: altri tre giorni di ces­sate il fuoco nella città per completa­re l’evacuazione. Oltre alla tregua prolungata ad Homs un inatteso segno di speranza era la ri­comparsa in video delle 12 suore rapite a Maalula due mesi fa. In una ripresa a­matoriale di circa quattro minuti, la su­periora madre Pelagia Sayyaf, superio­ra del convento di Santa Tecla, afferma: «Stiamo bene, non ci manca nulla, ma speriamo presto di tornare a casa, al no­stro convento». Con lei altre monache. Una voce fuori campo poi afferma: ci sono trattative per far uscire quanto pri­ma le suore e portarle in un luogo sicu­ro. «Il regime - conclude la voce - tenta però in ogni modo di far fallire quest’a­zione e di dare poi la colpa ai combat­tenti».
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