Ripartono i colloqui di Ginevra 2 mentre l’incerta tregua di Homs, che ieri ha consentito di evacuare altri 300 civili, è stata prolungata di altri tre giorni.Sceglie il silenzio stampa il mediatore Onu Lakhdar Brahimi al termine della prima giornata in cui si è parlato di cessazione della violenze e del terrorismo e di un governo di transizione. Il silenzio del negoziatore dovrebbe durare anche oggi: un tattica forse per scalfire l’abituale muro contro muro fra il ministro degli Esteri Walid Mouallem – la priorità è sconfiggere i «terroristi», cioè l’opposizione – e la delegazione della Coalizione nazionale siriana che chiede di discutere della «transizione politica », vale a dire la cacciata di Assad. Premesse scontate, mentre si sta delineando un piano della comunità internazionale dopo il nulla di fatto dei primi colloqui di fine gennaio.Oltre a un cessate-il-fuoco generale e alla formazione di un governo transitorio, Brahimi ha sollecitato la stipula di «tregue» circoscritte localmente «anche per un breve periodo» e la rinuncia all’«uso di determinati tipi di armi», le più letali, per contribuire alla «riduzione delle manifestazioni di violenza». La richiesta è contenuta nel documento del 7 febbraio che Brahimi stesso ha consegnato alle parti all’inizio dei colloqui, destinati almeno per qualche giorno ancora a tenersi separatamente. Intanto si sta mobilitando come non mai la comunità internazionale. Per primo, in mattinata, è il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, ad annunciare una bozza di risoluzione Onu per l’apertura di corridoi umanitari, scritta con Australia, Giordania e Lussemburgo. Pressioni condivise dal ministro britannico William Hague: «Il regime di Assad sta provando ad affamare decine o centinaia di migliaia di persone, questo è un ulteriore crimine» per cui la Gran Bretagna chiederà al Consiglio di sicurezza che sia concesso «l’accesso umanitario in Siria». Potrebbe poi aprire un nuovo scenario diplomatico l’affondo di Mosca, consegnato dal vice- ministro degli Esteri Bogdanov: Russia e Stati Uniti, ha chiesto, siano presenti ai negoziati. E venerdì a Ginevra è apparso in programma un incontro congiunto fra delegati di Onu, Russia e Stati Uniti.A colloqui in corso la Mezzaluna rossa faceva sapere che altre 300 persone sono state evacuate dalla città vecchia di Homs, portando a mille il numero dei civili tratti in salvo. Nonostante le accuse dell’opposizione che dichiarava di aver fornito le prove delle violazioni della tregua da parte del regime a sera l’annuncio: altri tre giorni di cessate il fuoco nella città per completare l’evacuazione. Oltre alla tregua prolungata ad Homs un inatteso segno di speranza era la ricomparsa in video delle 12 suore rapite a Maalula due mesi fa. In una ripresa amatoriale di circa quattro minuti, la superiora madre Pelagia Sayyaf, superiora del convento di Santa Tecla, afferma: «Stiamo bene, non ci manca nulla, ma speriamo presto di tornare a casa, al nostro convento». Con lei altre monache. Una voce fuori campo poi afferma: ci sono trattative per far uscire quanto prima le suore e portarle in un luogo sicuro. «Il regime - conclude la voce - tenta però in ogni modo di far fallire quest’azione e di dare poi la colpa ai combattenti».