Violenti attacchi di
gruppo con coltelli, spranghe e machete, uccisioni, pestaggi,
negozi e abitazioni dati alle fiamme: un'ondata crescente di
xenofobia in Sudafrica, che ha già fatto almeno 74 morti dalla
fine di marzo, sta producendo panico e terrore fra gli immigrati
di altri Paesi africani e dal Subcontinente indiano, che a
centinaia scappano dal Paese o cercano rifugio dove possono, in
campi sportivi, edifici pubblici, stazioni di polizia. A Durban, alcune centinaia di immigrati si sono radunati
vicino allo stadio per protestare contro le aggressioni in una
marcia guidata dal premier della provincia del Kwazulu Nata e
dal sindaco di Durban, città nella quale ci sono stati almeno
cinque morti solo questa settimana.
Almeno 2.000 stranieri, vittime di attacchi al machete o solo
timorosi di tornare a casa, si sono rifugiati in un campo
sportivo, mentre alla periferia di Johannesburg a decine sono
temporaneamente alloggiati in una stazione di polizia. In una
delle township della grande metropoli anche la Primorose
Methodist Church, che già accolse diversi stranieri nel 2008,
quando ci su una prima ondata di violenza anti-immigrati in
Sudafrica, si prepara a ripetere l'operazione.
La xenofobia trova terreno fertile nelle masse disoccupate e
povere della popolazione nera del Sudafrica, in cui molte
persone ritengono che gli stranieri - arrivati da Paesi
poverissimi dell'Africa e dall'Asia - tolgano loro il lavoro.Sull'emergenza sono previsti, a stretto giro, un intervento
del presidente sudafricano Jacob Zuma e un incontro del
ministro degli Esteri, Maite Nkoana-Mashabane, con ambasciatori
e diplomatici dei paesi di provenienza degli immigrati, per
illustrare gli sforzi del governo di Pretoria per proteggerli.
Il governo sudafricano è stato criticato da Amnesty
International per non aver saputo reagire e attivare un
piano di prevenzione, visto che il fenomeno si era già ripetuto
sette anni fa.