Sono arrivati armati di Kalashnikov. Sono entrati in chiesa, hanno bloccato le porte. E hanno cominciato a sparare ai fedeli riuniti in preghiera.Sono almeno venti le vittime del nuovo attacco contro i cristiani in Nigeria. Solo l’ultimo di una lunga serie. Il commando, una decina di uomini, ha aperto il fuoco nella Deeper Life Bible church, luogo di culto per molti evangelici della città di Otite, nei pressi di Okene, nello Stato centrale di Kogi. È stato un bagno di sangue finora senza rivendicazioni anche se è altissima l’attenzione nei confronti dei jihadisti di Boko Haram, responsabili in Nigeria di almeno 1.600 uccisioni dal 2009 ad oggi: 800 solo dall’inizio di quest’anno, di cui 150 di fede cristiana.Stando alle prime ricostruzioni, gli assaltatori hanno sparato all’impazzata per venti minuti. Il gruppo si è avvicinato al luogo di culto a bordo di un minivan e, una volta lasciato l’edificio al buio, gli attentatori sono entrati scatenando l’inferno.La chiesa era gremita di fedeli, riuniti per la lettura della Bibbia del lunedì. Il numero delle vittime potrebbe aumentare visti i numerosi feriti, alcuni dei quali sono in gravi condizioni. È la prima volta che lo stato centrale di Kogi viene contagiato dalla violenza estremista. Le operazione di Boko Haram, sinora, si sono per lo più concentrate nel Nord della Nigeria. Simeon Ille, un portavoce della polizia di Kogi, ha fatto però presente come già il mese scorso sia stato sventato un attacco kamikaze diretto contro un’altra chiesa di Okene, centro urbano situato a 225 chilometri a sud della capitale Abuja. Sempre a Okene poi, e nello stesso periodo, era esplosa una bomba ma senza conseguenza.L’attenzione degli inquirenti rimane comunque rivolta alla formazione islamista. Questo per più di un motivo. Oltre alla convinzione della popolazione locale, è un fatto che proprio nei giorni scorsi il presidente (cristiano) della Nigeria, Goodluck Jonathan, aveva rispedito al mittente con decisione l’invito alla conversione arrivato da Boko Haram. Invito che era apparso su un video di
YouTube in cui il leader dell’organizzazione, Abubakar Shekau, chiedeva a Jonathan di abiurare alla sua religione, oltre che, naturalmente di dimettersi e lasciare la guida del Paese. «Quando i nigeriani nel 2011 scelsero Jonathan come loro presidente – ha affermato un portavoce del leader – sapevano che stavano votando per un cristiano. In qualità di presidente, Jonathan è leader sia dei musulmani che dei cristiani e non può essere intimidito da nessun individuo o gruppo di persone. Nessuno – ha concluso il portavoce – può chiedergli di dimettersi, visto che ha ricevuto il suo mandato dai nigeriani stessi».L’invito spudorato di Shekau ha confermato una volta di più la crescente influenza e ambizione del gruppo. E delinea uno scenario più ampio, in grado di superare il puro fondamentalismo in favore di una volontà di sovversione politica e sociale del Paese. La creazione di uno Stato nigeriano incentrato sulla sharia rimane infatti l’obiettivo finale di Boko Haram: un “traguardo” che accomuna l’organizzazione ai Qaedisti del Magreb e agli Shabab somali.Gli ultimi attacchi di Boko Haram risalgono a domenica scorsa. A Damaturu, capitale dello stato di Yobe, Nordest del Paese, un’auto imbottita di esplosivo si è schiantata contro una pattugli a dell’esercito uccidendo sei militari e due civili. Lo stesso giorno poi a Maiduguru, capoluogo del Borno e patria di Boko Haram, un poliziotto e un impiegato dell’ufficio immigrazione in pensione sono stati uccisi durante un assalto di un commando armato del gruppo islamista.