venerdì 25 settembre 2015
​Delle 717 vittime, 131 sono iraniane. Cresce la tensione tra le due potenze rivali. Il cordoglio dei capi di Stato, la vicinanza del Papa.
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Tra i 717 morti nella calca che si è prodotta durante il rituale pellegrinaggio "hajj" alla Mecca ci sono 131 iraniani. L'ha riferito oggi Teheran. "È possibile che questo bilancio aumenti", ha dichiarato Said Ohadi, il capo dell'Organizzazione dei pellegrinaggi iraniani, citato dall'agenzia di stampa Irna. E Teheran torna a puntare il dito contro l'Arabia Saudita.Alcuni fedeli hanno manifestato dopo la preghiera del venerdì a Teheran per denunciare "il regime negligente e incompetente", secondo un comunicato del Consiglio di coordinamento della propaganda islamica che organizza le manifestazioni ufficiali nel Paese. "L'Arabia Saudita è incapace di organizzare il pellegrinaggio", ha dichiarato l'ayatollah Mohammad Emami Kashani, l'imam che ha guidato la preghiera oggi a Teheran. "La gestione dello hajj deve essere restituita ai Paesi islamici", ha aggiunto. Khamenei: cattiva gestione. La guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha attaccato l'Arabia Saudita, nel cui territorio si trova La Mecca, per la "cattiva gestione" del pellegrinaggio e ha sostenuto che Riad dovrà assumersi "la responsabilità" di questa catastrofe. Oltre ai 717 morti, ci sono anche 863 feriti, molti dei quali gravissimi.Rohani: Riad è responsabile. Da New York dove partecipa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha sollecitato il governo di Riad ad "assumersi le responsabilità" del disastro. Cresce la tensione Teheran-Riad. L'Iran ha decretato tre giorni di lutto nazionale. La tragica ressa è destinata ad acuire le tensione tra le due potenze regionali: l'Iran sciita e la monarchia saudita, culla dell'islam sunnita. Da tempo si contendono la supremazia regionale dell'area, anche attraverso guerre a distanza in Siria e in Yemen.La vicinanza del Papa. Francesco ha espresso da New York la sua solidarietà ai musulmani, esprimendo "vicinanza rispetto alla tragedia che il vostro popolo ha conosciuto alla Mecca". Francesco ha espresso questo pensiero in spagnolo, all'inizio di una preghiera serale nella cattedrale di San Patrizio. Condoglianze dei capi di Stato. Condoglianze ed espressioni di solidarietà sono giunte da tutto il mondo e da numerosissimi capi di Stato, nonché dal segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon. 2 milioni di pellegrini. La ressa all'origine della tragedia si è formata nel punto in cui si svolge il rito della lapidazione di Satana, dove ogni pellegrino, dei circa 2 milioni che prendono parte al rito religioso, deve lanciare almeno sette sassi sulla rappresentazione del diavolo. Re Salman: rivedere misure di sicurezza. A Riad re Salman ha ordinato una complessiva revisione delle misure di sicurezza al fine di "migliorare il livello di organizzazione e gestione del movimento" dei pellegrini. Il ministro della Sanità saudita Khaled al Falih, dal canto suo, ha puntato il dito contro gli stessi pellegrini, sostenendo che la strage è stata causata dal mancato rispetto da parte loro dei tempi previsti. I precedenti. Non è la prima volta che si registra una tragedia del genere. Nel luglio del 1990 furono 1.426 i pellegrini morti calpestati e soffocati in un tunnel sotterraneo a Mina, dov'è avvenuta la catastrofe di ieri. Ai primi di settembre di quest'anno 109 persone, tra cui molti stranieri, sono rimaste uccise a causa del crollo di una gru sulla Grande Moschea in seguito a venti e piogge violenti.
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