All'indomani della
strage in un mercato di Jos, arriva la notizia che trenta persone sono rimaste uccise in seguito a
due nuovi attacchi delle milizie jihadiste di Boko Haram nei
pressi di Chibok: la stessa località dello Stato di Borno,
Nigeria nord-orientale, teatro lo scorso 14 aprile del
sequestro di massa di 276 studentesse di un liceo locale, 223
delle quali tenute tuttora prigioniere dagli estremisti.Stando
a quanto denunciato da numerosi testimoni oculari, l'ennesima
carneficina si è aperta nel pomeriggio di due giorni fa a
Shawa, un villaggio situato circa 7 chilometri a est di Chibok,
dove gli aggressori hanno ucciso dieci abitanti. Poi si sono
spostati in quello di Alagarno, più a ovest, in cui hanno
fatto razzia di provviste e devastato le case, aprendo poi il
fuoco all'impazzata sui civili in fuga: venti le vittime.È salito a 192 morti il bilancio delle
vittime dei due attentati di Jos, nello Stato nigeriano di
Plateau. Centoventi cadaveri sono stati trasportati
nell'obitorio dell'ospedale universitario di Jos, 62 nella
struttura dello stato di Plateau, mentre altre 15 persone sono
morte per le ferite riportate.
"Stiamo facendo tutto il possibile per scoprire chi abbia
commesso quest'atto codardo", ha affermato l'ispettore generale
della polizia, Mohammed Abubakar, "il governo non può
tollerare questa situazione, le indagini sono in corso". La zona dell'attentato, nei pressi del Terminus
Market, è stata isolata e le scuole sono state chiuse.Il presidente
Goodluck Jonathan ha fortemente condannato l’attacco come un «tragico attentato contro la libertà umana». Un portavoce presidenziale ha ribadito che le autorità restano impegnate nella guerra al terrorismo e che non si faranno intimorire dalle «atrocità perpetrate dai nemici del progresso».Proprio martedì il Parlamento nigeriano ha definitivamente approvato il prolungamento di sei mesi dello stato di emergenza nel nord-est. Dopo il via libera dei deputati, anche i senatori hanno votato all’unanimità per il prolungamento delle restrizioni già in vigore da un anno negli Stati di Yobe, Adamawa e Borno.Prosegue intanto la
ricerca delle studentesse rapite. Il governo, che sotto traccia sta conducendo negoziati per arrivare al rilascio delle giovani, ha ipotizzato che le giovani siano state divise in gruppi e sparpagliate in tutto il Paese. «Non ci sono indizi che lascino pensare che le ragazze siano nella foresta, né risulta che siano state portate fuori dal Paese», ha dichiarato il ministro dell’Informazione, Labaran Maku, in un’intervista pubblicata sul quotidiano locale
The Punch.Anche Israele ha mandato un team di esperti, composto da uomini dei servizi segreti addestrati ad affrontare i rapimenti. Il maxi-sequestro ha scatenato l’indignazione in tutto il mondo. Alle ricerche già partecipano specialisti arrivati da Usa, Gran Bretagna e Francia. Da giorni aerei americani, con e senza equipaggio, solcano i cieli del Paese per cercare le ragazze.