Prosegue la senza sosta il pellegrinaggio verso la Serbia, nuova "porta d'Europa", di migliaia di profughi siriani in transito dalla Macedonia, in particolare dalla piccola città di Gevgelija, al confine con la Grecia.
Si affollano lungo i binari delle stazioni, tenuti a bada da poliziotti, stracarichi di valige e di speranze, salgono su treni stracarichi e si dirigono verso la Serbia per raggiungere l'agognata Europa. La rotta dell'Est nel 2015 sembra essere più battuta (e più sicura) di quella "tradizionale" dalla Libia verso l'Italia.
La situazione è al collasso.
Il governo macedone ha decretato lo
stato d'emergenza nel Sud del paese, di fronte a un afflusso
senza precedenti di migranti. Per far fronte
alla crisi il governo di Skopje intende far ricorso alle forze
armate.
"In considerazione di una pressione crescente alla frontiera
meridionale e di un flusso migratorio più intenso nel corridoio
balcanico, si ritiene necessario un controllo più forte ed
efficace nella regione frontaliera, dove si registrano passaggi
illegali e massicci in provenienza dalla Grecia", si legge nel
comunicato del governo.
La polizia macedone intanto ha bloccato il confine sulla principale autostrada Skopje-Atene, lasciando migliaia di migranti in una terra di nessuno, tra la Grecia ed il confine della Macedonia, e consentendo sporadicamente solo a piccoli gruppi di entrare.
Lo riferiscono i media locali. Le autorità starebbero cercando di alleggerire la pressione sulla Gevgelija.
Nei giorni scorsi la Macedonia aveva lanciato un appello ai Paesi vicini perché mettessero a disposizione vagoni dei treni, ma finora nessuno ha risposto. "Le nostre risorse sono al limite
e la situazione si aggraverà nei prossimi giorni" aveva sottolineato il governo.