uno dei principali produttori di petrolio del pianeta. Eppure il Venezuela è rimasto a corto di energia. La crisi galoppante – il Fondo monetario internazionale (Fmi) parla di un’inflazione del 700 per cento – ha fatto calare la produzione di greggio. E la siccità, causata da El Niño, sta prosciugando la diga di El Guri che genera il 70 per cento dell’elettricità consumata nel Paese. Per evitare di restare al buio, il governo di Nicolás Maduro ha deciso di ricorrere a misure estreme. La settimana lavorativa dei dipendenti pubblici –circa 2,8 milioni – è passata da 5 a 2 giorni: lunedì e martedì. Poi, riposo forzato, eccetto nei compiti necessari e fondamentali: ospedali, uffici di immigrazione, aziende petrolifere e telecomunicazioni. Per le scuole si è scelta una soluzione “inter-È media”: resteranno aperte 4 giorni. Tutti gli statali, però – ha precisato il vicepresidente Aristobulo Isturiz – riceveranno il salario completo. La “settimana di due giorni segna” è il climax di una serie di politiche avviate da mesi per far fronte alla penuria di energia. In febbraio, i centri commerciali hanno dovuto anticipare la chiusura. Dalla scorsa settimana, inoltre, sono stati introdotti black out di quattro ore al giorno. Mentre dal primo maggio, sarà eliminata la “mezz’ora di Chávez”, riportando indietro le lancette di 30 minuti e riprendendo il normale fuso orario, modificato dal defunto presidente per aumentare la produzione in tempi di boom. Maduro dà la colpa al cambiamento climatico. E afferma che con l’arrivo delle piogge, la situazione dovrebbe migliorare. L’opposizione, però, afferma che si tratta di una carenza strutturale per la mancanza di investimenti nel settore a causa della recessione. Anzi, secondo il fronte anti- chavista, la contrazione della settimana lavorativa ridurrebbe ulteriormente la produttività. Una ragione in più, dice la Mesa de unidad democrática (Mud), per chiedere la rimozione del presidente. Ieri, dopo un braccio di ferro di settimane, il leader Herinque Capriles, ha annunciato l’inizio della raccolta delle 196mila firme necessarie per il referendum abrogativo del mandato di Maduro. L’opposizione ha 30 giorni di tempo per raggiungerle. La polarizzazione nel Paese è alle stelle. La Chiesa venezuelana, accogliendo la preoccupazione espressa da papa Francesco, si è messa a disposizione delle parti per favorire il dialogo. Lunedì, secondo la stampa locale, il nunzio Aldo Giordano ha incontrato il vicepresidente e la prossima settimana vedrà gli esponenti dell’opposizione.
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(Reuters)