Due giorni, due città, due sparatorie. Fra la sera di sabato 3 e la mattina di domenica 4 agosto, ora italiana, negli Stati Uniti sono avvenute due stragi a poche ore di distanza. Nella prima, 20 persone sono state uccise e 26 sono state ferite a El Paso, città del Texas al confine col Messico. Nella seconda, avvenuta a Dayton, Ohio, sono state uccise 9 persone – compresa la persona che ha sparato – e i feriti sono almeno 27.
PROBABILE IL MOVENTE RAZZISTA NELLA SPARATORIA A EL PASO
Le due sparatorie non sono collegate, come ricostruito dalla polizia, ma condividono il profilo della persona responsabile: in entrambi i casi ha sparato un giovane maschio bianco che aveva potuto mettere insieme un arsenale grazie alle permissive leggi statunitensi sulle armi, su cui anche i vescovi statunitensi hanno fatto sentire la loro voce.
L’attentatore di El Paso, che è stato catturato e che in queste ore è interrogato dalla polizia, era entrato con un fucile d’assalto, probabilmente un kalashnikov, nel supermercato del centro commerciale Cielo Vista di El Paso. Ha sparato per alcuni minuti prima di arrendersi alle forze dell’ordine. Ancora incerte le motivazioni della strage, anche se si sospetta che alla base della strage ci sia l’odio razziale verso la comunità ispanica, molto numerosa nella città di El Paso, che si trova a pochi chilometri dal confine con il Messico.
El Paso stessa ha enormi legami storici, culturali ed economici con il Messico – come tutto il Texas, che fino al 1836 ne faceva parte – e ha una popolazione all’82 per cento di origine ispanica o latina.
Da mesi la città di El Paso è inoltre al centro della complicata situazione dei migranti centro e sud americani che arrivano negli Stati Uniti. È una situazione difficile, su cui il presidente Donald Trump ha costruito parte del suo consenso elettorale parlando di «un’invasione» in corso e delle necessità di costruire un muro lungo il confine con il Messico.
Il New York Times racconta che il centro commerciale Walmart in particolare era «una meta tradizionale» dei cittadini messicani, che nelle settimane precedenti all’inizio dell’anno scolastico sono soliti comprare cancelleria e materiale scolastico. Sabato 3 agosto fra le persone uccise nella sparatoria sembra ci sia anche una giovane coppia che stava facendo acquisti in vista dell’inizio dell’anno scolastico per i loro figli: secondo la ricostruzione fatta dalle autorità e riferita dai parenti, la donna, che si chiamava Jordan Anchondo, sarebbe morta proteggendo col proprio corpo il figlio più piccolo, che ha due mesi ed è sopravvissuto.
LA CONDANNA DELL'USO DELLE ARMI DEI VESCOVI AMERICANI
“La violenza legata all’uso delle armi da fuoco è diventata una piaga che continua incontrollata che si diffonde in tutto il nostro Paese”, ha commentato il cardinale Daniel Di Nardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) in una nota firmata anche da mons. Frank J. Dewane, vescovo di Venice in Florida e presidente della commissione giustizia e sviluppo umano dell’Uscbb. “Le cose - scrivono i vescovi - devono cambiare” e per questo, “ancora una volta”, si chiede “una legislazione efficace che affronti le ragioni per cui”, nelle comunità americane, “continuano a verificarsi questi inimmaginabili e ripetuti episodi di violenza armata e omicida”.
“In quanto persone di fede - scrivono ancora i vescovi statunitensi -, continuiamo a pregare per tutte le vittime e per la guarigione in tutte queste comunità colpite”, ribadendo la necessità di “un'azione per porre fine a questi atti ripugnanti”.
TRUMP: UN ATTO ODIOSO E CODARDO, DAL PARTITO DEMOCRATICO ACCUSE AL PRESIDENTE PER AVER LEGITTIMATO LE VIOLENZE SULLE MINORANZE
Un episodio “non solo tragico, ma un atto di codardia” è stata invece la condanna del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in un tweet si è detto vicino a tutta la nazione nel condannare questo atto odioso, ribadendo “che non ci sono ragioni o scuse che possono mai giustificare l’uccisione di persone innocenti".
Diversi politici del Partito Democratico hanno però accusato lo stesso Trump di avere legittimato le violenze nei confronti delle minoranze etniche nelle città di confine: nei suoi comizi e negli annunci elettorali online il presidente statunitense parla spesso di una presunta «invasione» da parte dei paesi del Sud e Centro America, a cui si riferisce in toni apertamente razzisti.
NELLA NOTTE UNA VEGLIA PER LE VITTIME DI EL PASO
Una veglia di preghiere per le vittime, intanto, è stata organizzata nella notte dal vescovo di El Paso mons. Mark Seitz, mentre monsignor Gustavo Garcia-Siller, vescovo di San Antonio, ha sottolineato in una nota la “gratitudine alle forze dell'ordine e al personale di emergenza che si sono presentati per primi sul luogo di questo atroce crimine, e le cui azioni hanno senza dubbio salvato altre vite". "Questa violenza insensata”, afferma ancora il vescovo, "spaventa ancora una volta le nostre coscienze, poiché sembra che non vi sia fine allo spargimento di sangue che ci travolge".
MOVENTE RAZZISTA NELLA SPARATORIA DEL 29 LUGLIO IN CALIFORNIA
Il movente razzista è stato invece confermato nella terza strage ricordata assieme alle altre due a El Paso e Dayton da Papa Francesco, quella che lunedì scorso in California ha portato alla morte di tre persone e al ferimento di altre 15 durante un festival gastronomico. L’attentatore, anche lui ucciso dalle forze dell’ordine, era un 19 enne che inneggiava all’odio razziale sui social network.