La manifestazione a Mogadiscio fermata dalle forze di sicurezza somale - Ansa
Dopo quella in Etiopia, un’altra crisi è pronta a esplodere, nel mezzo della pandemia da coronavirus, nel Corno d’Africa. Il terreno di scontro, stavolta, è quello “usuale” della Somalia, Paese che da tre decenni non trova pace anche a causa del terrorismo islamista di al-Shabaab. Il rinvio delle elezioni che si sarebbero dovute tenere l’8 febbraio, giustificato dalle autorità proprio con la pandemia in corso, ha invece fatto da detonatore.
Ieri la capitale Mogadiscio è precipitata nel caos, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco su centinaia di persone che protestavano in strada. Il corteo era stato organizzato dall’opposizione contro la posticipazione dell’appuntamento elettorale. Nel frattempo almeno un’esplosione veniva registrata all’aeroporto internazionale, dove tutti i voli sono stati sospesi, e mezzi blindati cominciavano a bloccare le strade principali. Poche ore prima il governo aveva riferito di spari esplosi l’altra notte vicino al palazzo presidenziale. Il mandato del presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajo, è scaduto la scorsa settimana. I partiti di opposizione vogliono che lasci l'incarico, senza che ci sia un successore. Lunedì erano previsti colloqui su nuove elezioni, che però sono saltati. Tra gli oppositori più attivi il candidato alla presidenza Abdirahman Abdishaku, tra coloro che avevano organizzato la marcia di ieri.
Mentre i manifestanti venivano dispersi dalle forze di sicurezza, alcuni partecipanti al corteo hanno “avvertito” il presidente che potrebbe esserci una risposta violenta: "Se questo è ciò che il presidente vuole, ne avrà di più", ha detto un dimostrante, Mohamed Abdi Halane, leader di una milizia. Il governo della Somalia è "impegnato a consentire elezioni pacifiche", ha risposto il primo ministro somalo Mohamed Hussein Roble, riconoscendo che "manifestare pacificamente è un diritto" ma che le autorità non tollereranno il caos.
Voci contrastanti, inoltre, su quanto accaduto l’altra notte. Il ministro dell'Informazione, Osman Dubbe, ha riferito che una "milizia armata" ha attaccato una postazione dell'esercito a Mogadiscio, venendo però respinta. Ma l'ex presidente somalo Sharif Sheikh Ahmed sostiene che il governo abbia effettuato un raid nell'hotel vicino al palazzo presidenziale in cui lui e un altro ex presidente, Hassan Sheikh Mohamud, stavano soggiornando in vista delle proteste di ieri. Da parte loro l'Onu e l'Unione Africana hanno rivolto un appello ai leader somali affinché riprendano il dialogo per poi avviare il processo elettorale.