venerdì 10 luglio 2009
Autori della strage, avvenuta nella città di Baidoa, le milizie islamiche somale denominate Giovani Mujahidin, considerate vicine ad al-Qaeda.
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Due poliziotti accusati di essere spie al soldo del legittimo governo somalo sono stati decapitati dagli integralisti islamici nei giorni scorsi, con ogni probabilità mercoledì, a Baidoa, 245 km a ovest di Mogadiscio. Lo rendono noto oggi fonti concordi a Nairobi. Un terzo è detenuto con analoghe accuse: rischia la stessa sorte.Un'orgia di violenze senza pari degli insorti -ritenuti in collegamento con al Qaida- che è stata oggi denunciata dall'Alto Commissariato Onu per i diritti umani: «Siamo di fronte a crimini di guerra» ha dichiarato il responsabile dell' organismo, signora Navy Pillay, parlando di uccisioni indiscriminate, posa di mine e bombardamenti in aree abitate, torture, abusi sessuali, civili usati come scudi umani e via di questo passo. Principali responsabili i miliziani di al Shabaab (significa gioventù in arabo).Orgia di violenze che gli stessi insorti tendono talvolta ad ampliare, per mostrarsi irriducibili difensori di quella che definiscono «la vera fede», e terrorizzare la popolazione. Oggi in quella che numerosi osservatori hanno definito un'operazione di disinformazione mirata - non la prima -, avevano fatto filtrare la notizia che i decapitati fossero sette, tutti cristiani: spie ed infedeli, dunque. In realtà secondo fonti attendibili, si tratta di tre poliziotti che si sarebbero recati a Mogadiscio fornendo, dietro pagamento, informazioni sensibili.Ma l'orrore resta, ed è continuo. Dall'adolescente di 13 anni lapidata a Chisimaio, importante porto ed aeroporto strategico 500 km a sud di Mogadiscio, lo scorso ottobre con la risibile accusa di adulterio; ai quattro ragazzi cui sono state amputate mano destra e gamba sinistra a fine giugno a Mogadiscio perchè ritenuti ladri. Tre di loro -apprende l'Ansa da fonti certe- sono morti, uno è in fin di vita.Si tratta di alcune delle quotidiane mostruosità degli Shabaab e dei loro complici, compiute in pubblico e nel nome della «sharia», la legge islamica. Ma l'interpretazione che loro ne danno è unanimemente condannata da tutti i religiosi musulmani non legati al terrorismo di stampo qaidista.  
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