Non c'è ancora alcuna conferma ufficiale alla liberazione dei due vescovi
ortodossi rapiti in Siria. L'annuncio era stato fatto dal vice capo di
Stato maggiore dell'Esercito libero siriano, Fatih Hassun,
all'agenzia di stampa turca Anadolu, sostenendo che i due erano
stati prelevati da forze leali al regime del presidente Bashar
al-Assad. Già martedì si era diffusa la notizia, poi
smentita, della liberazione dei due metropoliti di Aleppo,
Gregorious Yohanna Ibrahim e Paul Yazigi, rispettivamente
arcivescovo siro ortodosso e quello greco ortodosso."C'è troppa confusione attorno alla
notizia della liberazione dei due vescovi siriani, annunciata e
non ancora confermata. Sono molto preoccupato". Lo riferisce il
ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione,
Andrea Riccardi, interpellato dall'agenzia Ansa sulla vicenda.
"Le voci sulla liberazione vengono date e poi smentite, è
già successo ieri, in uno scaricabarile di responsabilità che
produce una situazione di grave pericolo per le vite dei due
vescovi. C'è una cortina di nebbia troppo fitta, spero - auspica
il ministro - che si diradi presto. La situazione resta oscura e
angosciante, rinnovo l'appello agli Stati, alle organizzazioni
internazionali e a chiunque possa dare una mano a
intervenire".
In precedenza. L'arcidiocesi greco ortodossa di Aleppo, nel nord della Siria, dichiara di non poter confermare la liberazione dei due vescovi ortodossi rapiti due giorni fa da un gruppo di uomini armati vicino ad Aleppo."Non abbiamo nuove informazioni, non possiamo dire chesono stati liberati", ha dichiarato padre Ghassan Ward, uno dei preti dell'arcidiocesi. Erano state varie associazioni, tra cui la cristiana "Oeuvre d'Orient" tramite il suo sito, a riferire ieri della liberazione.I due Metropoliti di Aleppo, rispettivamente della Chiesa siro-ortodossa, Mar Gregorios Ibrahim, e di quella greco-ortodossa di Antiochia, Paul Yazigi, erano stati rapiti mentre compivano una missione umanitaria. Il loro autista era stato ucciso.Per la liberazione si sono attivate molte personalità internazionali, tra le quali l'ambasciatore greco, l'inviato Onu Lakhdar Brahimi e la Chiesa ortodossa russa.