mercoledì 22 febbraio 2012
L'americana Marie Colvin e il francese Remi Ochlik erano nella città siriana assediata dalle forze governative. Sarkozy: il regime se ne deve andare. Gli Usa: brutalità senza vergogna.
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​La Siria sembra essere diventato il posto più pericoloso per i giornalisti, arrivati nel Paese mediorientale per raccontare il conflitto tra l'esercito regolare e i ribelli. Due reporter occidentali sono stati uccisi in un bombardamento su un centro stampa allestito dai ribelli nel quartiere di Bab Amr, assediato dai lealisti siriani dal 4 febbraio scorso. Si tratta dell'americana Marie Colvin e del fotoreporter francese Remi Ochlik. Bab Amr continua a essere obiettivo del regime: un nuovo bombardamento in serata ha ucciso 60 persone secondo quanto ha riportato al-Jazira citando i Comitati locali di coordinamento della rivoluzioni riportati.Tornando ai reporter uccisi, entrambi erano celebri corrispondenti di guerra. In Sri Lanka, Marie Colvin fu feritaall'occhio sinistro, da allora coperto con una benda nera. Ochlik, 28 anni, lavorava per l'agenzia IP3, che aveva contribuito a fondare a Parigi. Proprio ieri alla Cnn, la Colvin aveva detto che il conflitto siriano è uno dei più difficili da coprire proprio per l'entità dei bombardamenti.Altri tre i reporter feriti, un britannico e altri due francesi, dei quali una in gravi condizioni, Edith Bouvier diLe Figaro ferita gravemente alle gambe. La scorsa notte era rimasto ucciso Rami al Sayed, citizen journalist, ovvero uno di quei cittadini siriani che, ancora prima dell'arrivo dei reporter inviati dalle testate, avevano raccontato sui social network quando accade nel Paese del Medio Oriente.Intanto la notizia della morte dei due reporter ha scatenato polemiche e reazioni politiche. "Il troppo è troppo.Questo regime se ne deve andare", ha detto il presidente francese, Nicolas Sarkozy. "Non c'è ragione per cui i siriani non debbano avere il diritto di vivere la propria vita e scegliere liberamente il proprio destino", ha aggiunto il titolare dell'Eliseo. Condanna anche dal Dipartimento di Stato Usa che ha parlato di "un ulteriore esempio della brutalità senza vergogna" del regime di Damasco. E anche la Russia ha condannato duramente l'uccisione di due giornalisti, e si è detta "seriamente preoccupata" della situazione. Sono 7.636 i morti dall'inizio della repressione in Siria. È la cifra fornita dall'Osservatorio siriano dei diritti umani, secondo cui le vittime civili sono 5.542 mentre le altre 1.692 sono soldati disertori.
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