Il regime siriano stringe la morsa intorno ad Aleppo, dove l'Onu ha denunciato una vera e propria emergenza umanitaria. Nelle ultime 48 ore, ha spiegato Valerie Amos, capo delle operazioni umanitarie del Palazzo di Vetro, 200mila profughi sono fuggiti dalla città e un numero imprecisato di persone rimane intrappolata in rifugi di fortuna, senza cibo né acqua potabile. Secondo i ribelli, l'esercito ha bombardato con Mig ed elicotteri numerosi quartieri di Aleppo; gli scontri si sono concentrati soprattutto nel distretto sudoccidentale di Salaheddin, roccaforte del Libero Esercito Siriano, la milizia dell'opposizione. Il regime ha annunciato di aver ripulito la zona, riprendendone il controllo ma i ribelli lo hanno smentito. Le truppe governative "non sono avanzate di un solo metro", ha affermato il locale capo militare, Abdel Jabbar al-Oqaidi. Anche il distretto orientale di Sakhur è sotto il fuoco di mitragliatrici ed elicotteri da combattimento mentre dall'alba si sono registrati scontri vicino il quartier generale dell'intelligence aeronautica a Zahraa. L'opposizione ha intanto annunciato la presa - dopo "10 ore di battaglia" - del checkpoint di Anadan, ritenuto strategico poiché in grado di assicurare ai ribelli libertà di movimento da Aleppo verso la vicina Turchia.L'assedio della seconda città siriana - hub commerciale del Paese, perno per il controllo del nord nonché area con una forte presenza di cristiani- ha suscitato lo sdegno della comunità internazionale. Il segretario di Stato Usa, Leon Panetta, ha definito i bombardamenti un altro "chiodo per la bara di Assad". La Francia, intanto, che il primo agosto assumerà la presidenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha annunciato la convocazione questa settimana di una riunione urgente a livello ministeriale. "Il popolo siriano sta subendo un martirio e l'esecutore si chiama Bashar al-Assad", ha avvertito il titolare del Quai d'Orsay, Laurent Fabius.
DEFEZIONI ECCELLENTIUn altro generale di brigata ha abbandonato l'esercito siriano per unirsi alla causa delle forze di opposizione. È il 28esimo militare di alto rango ad aver lasciato il regime di Damasco. Lo ha reso noto una fonte diplomatica secondo la quale l'ex generale ha attraversato il confine con la Turchia per unirsi ai ribelli. Con lui c'erano altri 11 ex ufficiali dell'esercito.
L’APPELLO DEL NUNZIO APOSTOLICOUn forte appello, in seguito a quello del Papa pronunciato ieri all'Angelus, arriva oggi dal nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari. Il rappresentante della Santa Sede chiede, attraverso i microfoni della Radio Vaticana, che tutti i leader religiosi della Siria delle diverse religioni, chiedano insieme alle parti in lotta la fine delle violenze e della repressione."Dopo i reiterati e accorati appelli del Santo Padre –ha affermato monsignor Zenari - tutti ben apprezzati, ben accolti, per la cessazione della violenza in Siria e per una soluzione politica del conflitto, conoscendo per esperienza le buone relazioni interreligiose che esistono in Siria e il ruolo che la religione ha da queste parti, vorrei rivolgere un appello a tutti i responsabili religiosi musulmani, cristiani e altri".“Riunitevi -ha aggiunto il nunzio- tutti insieme e con tutto il peso della vostra autorità morale rivolgete in nome di Dio un unanime e severo monito a tutte le parti in conflitto affinché arrestino la violenza e la repressione che stanno portando il Paese alla distruzione a sofferenze indicibili e morte, rivolgete loro un pressante appello affinché abbiano il coraggio di intraprendere immediatamente e in tutta sincerità con l'assistenza della comunità internazionale il cammino per arrivare ad una adeguata soluzione politica della crisi".
BAMBINI IN PERICOLOCon l'aggravarsi del conflitto in Siria, aumenta drammaticamente il numero di bambini e famiglie siriane in fuga verso la Giordania: l'allarme è dell'Unicef, che sta rapidamente aumentando la sua capacità di risposta all'emergenza.L'organizzazione delle Nazioni Unite per l'infanzia sta supportando la costruzione del nuovo sito di Zàatari, nei pressi di Mafraq, nel nord della Giordania, dove si prevede saranno accolti i primi 5.000 rifugiati siriani entro pochi giorni. La capacità di accoglienza del sito arriverà fino a 150.000 persone."Sempre più bambini e famiglie stanno arrivando in Giordania dalle frontiere meridionali della Sira. La crisi umanitaria cresce sempre più - afferma Dominique Hyde, rappresentante di Unicef Giordania - l'Unicef e i suoi partner sono impegnati in una corsa contro il tempo per rendere disponibile acqua pulita, servizi igienici e docce al campo di Zàatari, perché è previsto che le prime famiglie di sfollati siriani arrivino entro pochi giorni".Più della metà degli sfollati sono bambini e adolescenti che continuano ad affrontare il disagio psico-sociale causato dalle violenze e dagli spostamenti. Il numero di donne accompagnate dai loro figli è in aumento, avverte l'Unicef, che ha lanciato un appello per 17,8 milioni di dollari per sostenere la risposta all'emergenza in Giordania. Mancano ancora 10,76 milioni, inclusi 3 milioni di dollari necessari a supportare il sito di Zàatari che ospiterà i profughi siriani in crescente afflusso.