Per il quinto giorno consecutivo, la coalizione internazionale che combatte lo Stato islamico ha effettuato nuovi raid aerei contro i
miliziani in Siria e in Iraq. Il Petagono ha confermato la
notizia di una nuova ondata di bombardamenti aerei dei jet Usa
e della colazione che hanno colpito postazioni di Isis. In Siria sono stati centrati 7 bersagli, inclusi due blindati nella zona della città curda assediata da giorni di Kobane sul confine con la Turchia, colpita duramente anche la regione di Raqqa, roccaforte dei miliziani jihadisti nel nord
della Siria. I caccia per la prima volta hanno raggiunto obiettivi del gruppo armato nella provincia di Homs. Secondo quanto ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani è stata colpita una zona di
Homs controllata dallo Stato islamico lontana però dalla
zona della provincia controllata dalle truppe di Bashar al
Assad. In Iraq sono stati distrutti tre obiettivi a sud-ovest di Erbil, capitale del
Kurdistan.
Intanto il presidente turco,
Recep Tayyp Erdogan, che ha annunciato la disponibilità del
suo Paese a intervenire al fianco della coalizione
internazionale.Contro gli jihadisti
dello Stato islamico (Isis) non bastano i raid aerei, ma serve
un'operazione di terra ha detto Erdogan.
Le forze armate turche potrebbero essere impiegate per
strappare al controllo degli jihadisti alcune zone della Siria
e portare al sicuro la popolazione in fuga dai miliziani
dell'Isis. "La logica secondo la quale la Turchia non prende
una posizione militare è sbagliata", ha sottolineato Erdogan,
in un'intervista al quotidiano Hurriyet, di ritorno da New
York, dove ha preso parte all'Assemblea generale dell'Onu.
Erdogan ha spiegato che sono in corso negoziati per determinare
quali Paesi possano partecipare a un'eventuale operazione di
terra, da affiancare ai raid aerei. "Nella distribuzione delle
responsabilità, ogni Paese avrà un compito determinato", ha
spiegato Erdogan, "qualunque sia il compito della Turchia lo
assolveremo".