Domenica di sangue in Siria: una raffica di attentati, ad Aleppo e a Damasco, ha insanguinato il Paese. Ad Aleppo un numero imprecisato di civili, tra cui donne e bambini, è rimasto vittima di colpi di artiglieria governativa sparati contro un quartiere residenziale solidale con la rivolta, mentre in un attentato suicida sono morte 31 persone. È di 13 uccisi e di 29 feriti il bilancio ufficiale, invece, dell'attentato dinamitardo avvenuto nel centro di Damasco, nel quartiere di Bab Tuma a maggioranza cristiana. Le fonti hanno precisato che un ordigno era piazzato sotto un'auto e che la sua esplosione ha causato ingenti danni. Anche in
Libano la tensione è altissima. Una violenta sparatoria è esplosa davanti alla sede del governo libanese a Beirut. Gli incidenti sono scoppiati al termine dei funerali, nella grande moschea Al Amin sulla Piazza dei Martiri, del generale Wissam al Hassan, il capo dell'Intelligence della polizia ucciso dopo che aveva condotto indagini su presunti attentati organizzati dal regime di Damasco in Libano contro personalità anti-siriane.Migliaia di persone, che avevano seguito i funerali nella Piazza dei Martiri, sono state infiammate dall'orazione dell'ex premier Fouad Siniora, che ha definito il governo di Miqati "responsabile per l'assassinio" e al termine della cerimonia si sono dirette in corteo verso il palazzo del capo del governo, il Gran Serraglio, distante non più di mezzo chilometro. Alcune centinaia di giovani hanno lanciato pietre e bastoni contro la polizia, cercando di superare il cordone di sicurezza intorno al palazzo. A quel punto gli agenti, appoggiati da blindati dell'esercito, hanno sparato in aria e hanno lanciato a più riprese lacrimogeni per respingere gli assalitori. Almeno due persone sono rimaste ferite.
"La annunciata missione in Siria di rappresentanti della Santa Sede e del Sinodo dei Vescovi continua a essere allo studio e in preparazione". Lo ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi precisando che resta la volontà di "attuarla quanto prima possibile, per rispondere efficacemente alle finalità proposte di solidarietà, pace e riconciliazione, nonostante i gravissimi fatti avvenuti recentemente nella regione". La missione, ha precisato padre Lombardi, "non avverrà domani" nè è "immediata", ma a questo punto "dipende dalla situazione che si è creata". Il Vaticano, tuttavia, non vi ha "rinunciato". Martedì scorso, annunciando l'iniziativa, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, aveva detto: "si presumeche esperite le formalità necessarie con il nunzio apostolico e con le autorità locali, la delegazione si recherà a Damasco la settimana prossima. Nel frattempo - ha poi concluso - preghiamo perchè prevalgano la ragione e la compassione"."Quale messaggio si è voluto dare con una strage programmata di domenica, proprio nella parte della Città Vecchia dove sono concentrate le chiese cristiane? È la violenza gratuita che bussa alla porta perterrorizzare gli ultimi cristiani già prostrati?".
Se lo chiede l'arcivescovo maronita di Damasco, Samir Nassar, che alla agenzia Fides racconta a caldo le prime reazioni registrate tra i cristiani della capitale siriana dopo che un'auto-bomba fatta esplodere nella zona cristiana della Città Vecchia ha lasciato sul terreno 13 vittime e decine di feriti.Mons. Nassar descrive le scene di panico di cui è stato testimone, con i genitori che corrono angosciati "a cercare i loro piccoli nelle scuole del quartiere", mentre le sirene delle ambulanze accentuano la sensazione insostenibile di vivere in un tempo apocalittico. "Alcuni fedeli - racconta - si sono messi in ginocchio per recitare il rosario implorando Nostra Signora della Pace, prima della Messa, che è iniziata con 20 minuti di ritardo... Io ho celebrato la Messa solenne di domenica alle ore 18, per 23 persone soltanto, pregando per levittime della mattina e per i musulmani che in Siria si preparano a celebrare la festività di Eid al Adha, il prossimo 26 ottobre, nel dolore e nel silenzio". L'arcivescovo maronita osserva che finora il quartiere Bab-Touma era stato risparmiato dalle violenze che sconvolgono la Siria dal 15 marzo 2011 e ricorda che è un quartiere simbolo "anche per il martirologio della cristianità siriana. Qui - riferisce il presule -, negli stessi vicoli che San Paolo ha dovuto percorrere al tempo della sua conversione e del battesimo ricevuto da Anania, 11 mila martiri nel 1860 hanno arrossato colloro sangue ogni centimetro quadrato".