«Alle elezioni europee di maggio, il primo partito potrebbe essere il Fronte nazionale, seguito dall’Ump neogollista e dal Partito socialista. Ne abbiamo ormai la prova concreta». Ad affermarlo è la nota politologa Mariette Sineau, direttrice di ricerche al Cevipof, prestigioso centro universitario parigino legato a "Sciences-po".
Come spiega il successo del Fronte nazionale?In gran parte, è un risultato legato alla crisi. Già negli anni Ottanta, un ex responsabile del Fronte nazionale amava affermare: «Il nostro humus è la crisi». La logica resta oggi la stessa e credo che valga anche in altri Paesi europei, dove il populismo riesce a far breccia pure robuste tradizioni democratiche, compresi i Paesi scandinavi. I governi paiono quasi tutti incapaci di risolvere problemi scottanti come la disoccupazione, sommando la loro impotenza all’incapacità delle istituzioni europee di aprire nuovi orizzonti.
Si parla di un Fronte nazionale dal volto nuovo...Rispetto al padre, Marine Le Pen ha cambiato strategia per cercare di rendere il partito più compatibile con il sistema e farne una formazione rispettabile. Il Fronte evoca anche tematiche tradizionalmente care alla sinistra, come maggiori investimenti pubblici, in particolare per gli asili nido, tenendo pure un discorso femminista in chiave anti-islamica. Un tempo, il Fronte sembrava un partito tutt’altro che pronto ad accedere al potere. Una sorta di formazione spaventapasseri, per così dire. Ma è cambiato e avrà adesso dei responsabili a livello locale. Gli elettori che si orientano verso il partito non hanno più l’impressione di sciupare il voto solo per protestare. Per questo, a mio avviso, si tratta di un partito ben più temibile che in passato.
Chi ha vinto il primo turno?Direi che ha vinto il partito degli scontenti, che si è manifestato attraverso il voto al Fronte nazionale e con l’astensionismo. Tutta la geografia elettorale è trasformata, perché è ormai improprio parlare di bipolarismo. Siamo in uno spazio politico a tre.
Il principale sconfitto?Sono i socialisti, per i quali l’esito è disastroso. Ben più di quanto prevedessero i sondaggi. L’esecutivo sperava di limitare il colpo per poter poi minimizzare singole sconfitte su base locale. Ma è accaduto il contrario, con il caso emblematico è quello di Marsiglia: è stata una vera punizione.
Cosa ci dice l’astensionismo?È soprattutto l’elettorato di sinistra ad aver disertato le urne. Una parte di quest’elettorato ha optato per il centrodestra o per l’estrema destra, ma la mobilitazione è stata in ogni caso bassa. In questo modo, c’è chi ha voluto lanciare un avvertimento al potere.
Cosa pensa del risultato a Parigi?Alcuni sondaggi davano già la neogollista Kosciusko-Morizet in testa. Anche nella capitale, la sinistra è in sensibile calo ma il serbatoio di voti della sinistra lascia ancora ampi margini ad Anne Hidalgo per vincere.
Quale sarà la strategia di crisi dell’Eliseo?Siamo in una fase in cui entrambi i partiti tradizionali di governo non hanno un atteggiamento netto verso il Fronte nazionale. Inoltre, François Hollande non potrà negare che questo voto è punitivo verso la sinistra. Eppure, ogni cambio di rotta risulterà problematico. I margini di manovra sono molto ridotti.