In Sierra Leone migliaia di alunne incinte,
"escluse dal sistema scolastico principale e dagli esami, rischiano di
essere lasciate indietro proprio mentre il paese sta uscendo dalla
crisi del virus Ebola". È quanto denuncia, in un rapporto pubblicato
oggi, Amnesty International.
Il rapporto, intitolato "Colpevolizzate e svergognate: a rischio i
diritti delle alunne incinte in Sierra Leone", rivela come "il
provvedimento emesso ad aprile dal governo nei confronti delle alunne
incinte - applicato in alcune scuole attraverso controlli medici
umilianti - non solo getti lo stigma su circa 10.000 bambine ma rischi
anche di distruggere le loro future opportunità".
In vista della prossima sessione di esami, prevista il 23 novembre,
Amnesty International sta chiedendo al governo di ritirare il
provvedimento. "Escludere le alunne incinte dal sistema scolastico e
impedire loro di fare gli esami è discriminatorio e avrà conseguenze
devastanti. L'istruzione è un diritto, non qualcosa che il governo può
negare arbitrariamente come punizione", ha dichiarato Sabrina Mahtani,
ricercatrice di Amnesty International sull'Africa occidentale.
"Proprio mentre la Sierra Leone esce dalla gravissima crisi di Ebola,
è fondamentale che queste alunne non vengano lasciate indietro", ha
continuato.
"Il 2 aprile il ministro dell'Istruzione, della scienza
e della tecnologia aveva dichiarato che alle alunne incinte non
sarebbe stato consentito di frequentare le scuole, per proteggere 'le
ragazze innocenti' da influenze negative", informa in una nota Amnesty
International. "Questa motivazione ha rafforzato lo stigma nei
confronti delle alunne incinte, attribuendo loro colpa e vergogna. In
alcune scuole - continua la nota - il divieto è stato applicato
attraverso trattamenti umilianti e degradanti, tra cui controlli ed
esami medici. Vi sono stati casi in cui gli insegnanti hanno palpato
il seno e la pancia delle alunne per verificare se fossero o meno
incinte. Altre sono state costrette a fare il test di gravidanza",
prosegue Amnesty International. "Le ragazze incinte vengono riempite di colpa e vergogna. In questo
modo, vengono loro negate enormi opportunità per fare passi avanti
nella loro vita ed evitare che una gravidanza precoce resti l'unico
evento a determinare il loro futuro", ha sottolineato Mathani.
Alla fine del mese di ottobre, grazie a un contributo dei paesi
donatori, sono state istituite classi alternative per le alunne
incinte. Il finanziamento è previsto fino a luglio 2016.
Secondo Amnesty International, "l'iscrizione alle classi alternative
dovrebbe essere non un obbligo ma un'opportunità per le alunne che non
intendono proseguire le lezioni nelle classi principali, e ciò
dovrebbe essere riconosciuto tanto dal governo che dai paesi donatori;
in ogni caso, la qualità e i contenuti dell'insegnamento dovrebbero
essere di pari livello".
"Mentre il paese sta uscendo dalla crisi di Ebola, le ragazze incinte
che abbiamo incontrato ci hanno detto che vogliono contribuire alla
ripresa del loro paese. Molte vogliono diventare infermiere,
dottoresse, avvocatesse e in Sierra Leone c'è un disperato bisogno di
queste professioni. Ma se la loro esclusione dal sistema scolastico
principale e il divieto di fare esami proseguiranno, quei sogni non li
vedranno realizzati", ha concluso Mathani.