Continua la strage silenziosa di bambini nel mar Mediterraeno. Piccole vittime spesso destinate a restare senza un nome e senza un volto, vite spezzate nel corso di quei viaggi della speranza organizzati dai genitori che per loro si auguravano un vita meno povera e più libera. Il bilancio, drammatico, di oggi parla di sei bambini morti in due naufragi di barconi carichi di
migranti avvenuti all'alba al largo delle coste turche.
Il primo episodio poco dopo la mezzanotte: la Guardia
costiera turca riceve una richiesta di soccorso per un gommone
diretto all'isola greca di Lesbo con a bordo 55 persone, di
nazionalità siriana e afghana. L'intervento ne trae in salvo 51,
ma i 4 corpi di bimbi afghani verranno trovati poco dopo senza
vita al largo di Ayvacik, nella provincia nordoccidentale di
Canakale. Qualche ora più tardi, un altro gommone si rovescia
circa 400 km più a sud, sempre nel mar Egeo. I corpi di due
fratellini siriani di 1 e 4 anni, Diven Halil Hussein e Beren
Halil Hussein, vengono trovati al largo di Bodrum, nella
provincia di Mugla, dopo il naufragio del loro gommone diretto a
Kos. Altre 15 persone sono tratte in salvo, mentre almeno 3
risultano disperse.
Due incidenti in poche ore provocati anche dalle piogge
intense e dal forte vento da sud-ovest che hanno investito la
zona. Il bilancio di una nottata drammatica nelle acque di
fronte alla costa egea della Turchia parla di altri 357 migranti
salvati. Tra loro anche una bimba di 4 anni, ritrovata da sola.
Subito portata in ospedale, è adesso in buone condizioni.
Il flusso di disperati verso le coste greche non accenna a
diminuire neppure con l'arrivo del freddo. Tra 48 ore il premier
turco Ahmet Davutoglu sarà a Bruxelles per il summit
straordinario con l'Ue sull'immigrazione, da cui si attende una
nuova strategia coordinata per ridurre le partenze e gli
incidenti in mare.
Secondo gli ultimi dati forniti da Ankara, rispetto all'anno
scorso i salvataggi sull'Egeo sono aumentati di oltre il 500%,
passando da 14.961 in 574 interventi a 79.489 in 2.133
operazioni. Ma i morti su questa rotta sono quasi 600 e la
Turchia resta sotto accusa per un filtro alle frontiere
giudicato insufficiente da molti governi europei.