giovedì 31 marzo 2011
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Duro atto d’accusa del ministro degli E­steri, Franco Frattini nei confronti del­l’Unione europea, che in serata di fronte ai ripetuti appunti della Farnesina sol­lecita gli altri 26 Paesi membri ad aumentare gli sforzi per aiutare l’Italia a far fronte al mas­siccio afflusso degli immigrati. Parte Frattini, denunciando dagli schermi di Sky tg24 che «l’Europa è inerte» perché non bastano i sol­di stanziati dalla Ue per far fronte all’emer­genza degli sbarchi a Lampedusa bensì è ne­cessario «un intervento politico», per affron­tare la questione con «solidarietà». Il capo della nostra diplomazia specifica: «Ser­vono interventi politici non soldi, la Ue parli ai francesi che stanno mettendo un muro a Ventimiglia quando è noto che l’80% degli im­migrati tunisini che arrivano a Lampedusa parlano francese e che quindi hanno magari parenti in Francia». L’intenzione della Farnesina, ovvia­mente, non è quel­la di portare tutti oltralpe, ma dice il ministro: «Creiamo una programma­zione europea che permetta di affron­tare questa que­stione in tema di solidarietà tra Pae­si. Questo spetta al­l’Europa ». Non si tratta, insiste, di continuare a promettere l’e­rogazione dei limitatissimi fondi messi a di­sposizione dai 27, «bensì di prendere una ini­ziativa prevista da una legge europea che ha stabilito con chiarezza che quando ci sono af­flussi improvvisi di sfollati verso uno o più Paesi, la Ue deve adottare un piano straordi­nario che includa la distribuzione tra i Paesi membri degli sfollati per un periodo tempo­raneo necessario per attuare poi il rimpatrio di coloro che non sono rifugiati, come in que­sto caso i tunisini, ma sono semplicemente immigrati economici». E descrive lo spettacolo degli immigrati re­spinti a Ventimiglia come «uno degli aspetti gravi di mancanza di solidarietà da parte fran­cese e di mancanza totale dell’Europa, non spetta all’Italia aprire un contenzioso con la Francia». Ma Bruxelles in prima battuta si de­fila. «Quanto abbiamo visto finora è che le persone arrivate in Italia dalla Tunisia sono e­migrate per motivi economici. Se ne stanno occupando le autorità italiane: la responsa­bilità è loro», replica Matthiew Newman, por­tavoce della commissione, riferendo che la commissaria agli Affari Interni, Cecilia Malm­strom, è in Tunisia e domani riferirà sulla sua missione. Ma alla fine è proprio la commissaria a ri­spondere. «Siamo pronti a esaminare richie­ste specifiche» d’aiuto dell’Italia, assicura dal­la Tunisia, sottolineando: «Siamo in contatto giornaliero con il ministro dell’interno Ro­berto Maroni e le autorità italiane e stiamo cercando di aiutarli a organizzare i rimpatri in maniera ordinata». I migranti, ammette la Malmstrom, vanno a Lampedusa perché è l’i­sola più vicina, ma non c’è dubbio che nei sommovimenti in corso in alcuni Paesi nor­dafricani rappresentano «una sfida per tutta l’Unione». Ma l’iniziativa di Bruxelles sembra limitarsi alla moral suasion. «Gli Stati Ue vogliono mo­strare solidarietà, e allora devono trasforma­re questa solidarietà in realtà», argomenta la esponente dell'esecutivo' comunitario, su­bito aggiungendo che «la commissione euro­pea può solo incoraggiarli. Non può obbliga­re gli Stati a prendersi le persone». Quanto al­l’Italia avrebbe «ricevuto un sacco di soldi dal­la Ue», che però sarebbe pronta, «se c’è biso­gno, a versarne altri».
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