L'Onu ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia in due regioni del sud della Somalia. Sono circa 350 mila le persone colpite dalla fame, "nella più grave crisi alimentare in Africa degli ultimi venti anni". "Le Nazioni Unite hanno dichiarato oggi lo stato di carestia in due regioni del sud della Somalia: il sud di Bakool e il Basso Shabelle", hanno affermato nell'ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell'Onu in Somalia. Secondo la Nazioni Unite, oltre 10 milioni di persone, nella regione del Corno d'Africa, stanno affrontando le conseguenze di uno dei periodi peggiori di siccità degli ultimi decenni.
SBARCANO GLI AIUTI di
Matteo Fraschini KoffiCon l’aggravarsi della crisi umanitaria nel Corno d’Africa, le Nazioni Unite hanno confermato che i loro operatori sono riusciti a portare gli aiuti direttamente nelle zone controllate dai ribelli qaedisti somali di al-Shabaab. L’Unicef ha spedito un volo carico di cibo e medicinali che ha rag- giunto la città di Baidoa nel fine settimana, usando una pista d’atterraggio che in precedenza era stata chiusa dai ribelli. «La ragione per cui abbiamo usato un volo è relativa alla velocità con cui vogliamo operare », ha confermato Rozanne Chorlton, rappresentante Unicef per la Somalia: «Dobbiamo far arrivare gli aiuti il più velocemente possibile per l’aumento di sfollati in Somalia. L’operazione è andata bene – ha concluso Chorlton – i ribelli hanno lasciato gli operatori dell’Onu in pace». La catastrofe umanitaria coinvolge ormai più di undici milioni di persone, due milioni di bambini, e decine di migliaia di profughi che tentano di raggiungere i campi tra Kenya e Somalia dove sperano di portare in salvo i loro figli. In alcune aree del Corno d’Africa, il prezzo del grano è salito tra il 100 e il 200%, riducendo drasticamente la disponibilità di alimenti per le famiglie e per il bestiame. I media locali hanno definito la regione compresa tra Kenya, Etiopia e Somalia «il triangolo della morte». «Abbiamo ricevuto circa 835 milioni di dollari», afferma una nota delle Nazioni unite: «È però necessario un altro miliardo di dollari di finanziamenti per affrontare la crisi». Altri governi stanno rispondendo all’appello delle agenzie umanitarie, tra questi il Kuwait e il Canada che hanno deciso di donare 10 e 22 milioni di dollari rispettivamente. Alcuni analisti credono che permettendo l’arrivo degli aiuti nelle loro zone, i ribelli vogliano evitare un pericoloso accrescimento del malcontento popolare, mentre altri sostengono che al-Shabaab sfrutti questa opportunità per ottenere peso politico e risorse economiche. La situazione sta invece peggiorando vertiginosamente nei corridoi del potere nella capitale somala Mogadiscio. Il nuovo primo ministro, Abdiweli Mohamed Ali, è in ritardo rispetto alla nomina del successivo Governo federale di transizione somalo ( Tfg). La profonda divisione tra il presidente somalo, Sheikh Sharif Ahmed, e lo speaker del Parlamento, Sheikh Sharif Hassan Adam, continua a causare enormi difficoltà a livello politico. Ieri mattina, le guardie di sicurezza dei due leader si sono scontrate davanti al palazzo presidenziale a colpi d’arma da fuoco causando l’uccisione di almeno due soldati e il ferimento di diversi altri. Sharif Ahmed e Sharif Hassan vogliono avere i propri alleati seduti sulle più importanti poltrone ministeriali per essere a capo della gestione dei lauti fondi internazionali. Un recente rapporto del Consiglio atlantico presentato al congresso americano ha però stimato che: «Tra il 2009 e il 2010, dei 75 milioni di dollari destinati al Tfg meno di 3 milioni sono stati rintracciati nella contabilità – recita il documento – Raccomandiamo che siano investigati l’ufficio del presidente e del primo ministro, oltre ai ministeri delle Finanze e dell’informazione». Immediata la replica del deputato somalo Ali Mohamoud Farah Seko, vice presidente del comitato parlamentare della Giustizia, ha dichiarato che: «Se gli americani mi daranno le prove di tale corruzione, i colpevoli verranno subito processati ».