La più antica icona - ovvero, immagine destinata al culto e non alla semplice rappresentazione - dell'apostolo Paolo è stata scoperta il 19 giugno scorso nelle catacombe di Santa Tecla sulla via Ostiense a Roma. All'eccezionale ritrovamento l'Osservatore Romano dedica oggi, vigilia della conclusione dell'Anno Paolino, un servizio speciale di due pagine. «Alcuni giorni fa - racconta la curatrice degli scavi Barba Mazzei in un articolo sul quotidiano della Santa Sede -, sotto una spessa concrezione calcarea che nascondeva la decorazione della volta del cubicolo della catacomba di Santa Tecla, si è rivelato il volto emaciato dell'apostolo Paolo. La caratteristica fisionomia assegnata all'apostolo delle genti dall'arte paleocristiana, che gli ha attribuito le fattezze ideali del pensatore, con grandi occhi dallo sguardo lontano perso nel vuoto, guance scavate, incipiente calvizie e lunga barba incolta terminante a punta, non lasciava alcun dubbio sull'identificazione. La sua presenza ha suscitato profonda emozione, entusiasmando i restauratori e imponendo una repentina accelerazione al restauro». «Il volto - scrive Fabrizio Bisconti -, circondato da uno sfavillante clipeo giallo oro su rosso vivo, emoziona per il suo graffiante espressionismo e appare come un'icona forte ed eloquente dell'Apostolo delle genti, un volto d'epoca, che ci accompagna verso quella missione che la Chiesa di Roma, tra il iv e il v secolo, affida alla figura di Paolo nella conversione al cristianesimo degli ultimi pagani». «Il tondo di Paolo - prosegue l'articolo -, infatti, si colloca nella volta del cubicolo, dove attorno al clipeo campito del Cristo Buon Pastore sono sistemati quattro altri tondi che accolgono, a loro volta, i busti di quattro personaggi. Tra questi sono ben riconoscibili quelli relativi a Paolo, appena scoperto, e a Pietro, riapparso proprio in queste ultime ore, mentre gli altri due, pur caratterizzati nell'età e nella fisionomia, potrebbero riferirsi ad altrettanti apostoli, ovvero a due santi intercessori o, infine, a due defunti. Il volto più espressivo ed emozionante è sicuramente quello di Paolo, situato nel tondo posto a sinistra, rispetto all'ingresso. Dal momento che l'imago clipeata rappresenta una raffigurazione devozionale scelta dalla famiglia dei defunti per proteggere il loro cubicolo, il busto di Paolo può essere considerato la più antica icona dell'apostolo finora rinvenuta, nel senso che dal livello evocativo si passa a quello del culto». Si tratta, commenta mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, di «un evento straordinario che suggella in modo inatteso e sorprendente le iniziative che hanno cadenzato questo denso anno giubilare». L'importanza della scoperta non può essere sottovalutata: anche se «altre immagini di san Paolo erano note nelle catacombe e nei sarcofagi romani -spiega infatti l'Osservatore - il busto appena scoperto meraviglia per la sua suggestiva espressione e ha lasciato senza fiato i restauratori, che hanno interrotto subito il loro lavoro, come intimiditi da quello sguardo antichissimo, da quella fisionomia che spuntando dall'oscurità della catacomba emoziona e folgora chi la contempla». «Il giorno della scoperta - prosegue il racconto -, nonostante l'avvicinarsi del fine settimana, i responsabili della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra sono accorsi immediatamente presso il sito archeologico e hanno potuto verificare la straordinaria importanza della scoperta. Per questo, anche se il restauro è in corso, hanno deciso di anticipare la notizia del rinvenimento». «In questi giorni - si legge ancora - i restauratori hanno continuato il loro lavoro e hanno meglio evidenziato i tratti del busto dell'apostolo, ma hanno anche effettuato altre importantissime scoperte. E altre se ne prevedono per le prossime ore e per i mesi a venire».