lunedì 6 settembre 2010
L'allarme è stato lanciato da Sajjad Mohammadi, figlio 22enne di Sakineh. Venerdì si conclude il mese del digiuno islamico e le esecuzioni potranno riprendere. Il ministro degli esteri francese, Kouchner: «Sono pronto ad andare in Iran». E auspica una posizione comune dell'Europa.
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Il figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani teme che la madre possa esser lapidata per adulterio alla fine del mese sacro del Ramadan, ovvero venerdì prossimo. Sajjad Mohammadi, figlio 22enne di Sakineh, ha parlato per telefono durante una conferenza stampa organizzata a Parigi dal filoso francese Bernard-Henri Levy. «Il Ramadan sta per finire, e secondo la legge islamica, le esecuzioni stanno per riprendere», ha avvisato il giovane.Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, è pronto ad andare a Teheran per far liberare Sakineh. Lo ha detto oggi durante una conferenza stampa con l'avvocato della detenuta, a Parigi. «È una sofferenza e un atto  insopportabile, il colmo della barbarie ed un ritorno al Medioevo», ha denunciato Kouchner durante la conferenza stampa, alla quale erano presenti il filosofo Bernard-Henri Levy e a uno degli ex avvocati di Sakineh, Mohammad Mostafaei, rifugiato in Norvegia dall'inizio del mese di agosto. Kouchner ha inoltre sottolineato di non aver ancora parlato con il ministro degli Esteri Franco Frattini sul «caso specifico» di Sakineh, ma che spera che l'Unione Europea assuma una «posizione comune» alla fine della settimana per la liberazione della donna. Mohammad Mostafaei ha di nuovo negato la condanna di Sakineh a 99 frustate supplementari, confermata invece dal figlio Sajjad in un'intervista, dopo la pubblicazione del Times di una presunta foto della donna. «Non c'è stata nessuna condanna», dice l'ex avvocato, precisando di aver ottenuto la foto, poi consegnata al Times, «da una persona di fiducia». Al quotidiano britannico, che si è scusato venerdì, ha assicurato di aver riferito che «non si trattava per forza di Sakineh».LA MOBILITAZIONE DEL VATICANONon è rimasto inascoltato in Vaticano l'appello lanciato dal figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione per adulterio e presunta complicità nell'omicidio del marito, per salvare la madre. Lo ha assicurato domenica il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, affermando che la vicenda viene seguita «con attenzione e partecipazione». Il Vaticano sa bene per esperienza che in questi casi, più che appelli e gesti eclatanti, contano i fili sottili della diplomazia, e in questo senso potrebbe avviare un'azione, o addirittura averla già avviata. Tuttavia, si sottolinea tra le mura leonine, miglior garanzia di successo di questo tipo di iniziative è proprio la massima riservatezza. Dunque, bocche cucite ed eventuali manovre top secret, mentre per Sakineh potrebbe ormai essere, a detta del figlio Sajjad Ghaderzadeh, questione di ore. Proprio lui si è rivolto ieri mattina, in un un' estrema richiesta di aiuto, al pontefice.A soddisfare le domande di giornalisti e opinione pubblica è giunta nel primissimo pomeriggio, una dichiarazione di padre Lombardi: «La Santa Sede - ha detto - segue la vicenda di Sakineh con attenzione e partecipazione. La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota - ha aggiunto - e la lapidazione è una sua forma particolarmente brutale».«Quando la Santa Sede è richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato - ha affermato - essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici».
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